Esistono diversi modi di fare esperienza del proprio corpo.
Agli estremi dello stesso continuum troviamo:
-sentirsi nel qui ed ora, in modo diretto ed immediato. “Mi sento mentre faccio esperienza di qualcosa nel mondo esterno. Sono la somma delle sensazioni che sento in un dato momento”;
-vedersi dall’esterno, come quando ci si osserva in uno specchio o in una fotografia.
Ognuno di noi fa esperienza del proprio corpo attraverso queste modalità e costruisce una propria identità mediante un’integrazione fra tali prospettive:
-come mi sento e cosa sono
-come mi rappresento “oggettivamente”
Se qualcuna di queste modalità viene meno, allora sentirsi oggetto dello sguardo altrui diviene condizione necessaria per percepirsi.
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A me gli occhi
Tra i 5 sensi, per chi non ha problemi di vista, gli occhi rimangono il senso utilizzato per eccellenza per esplorare il mondo, vedersi e vedere.
Fra tutti gli sguardi, quello degli altri fa da padrone anche nel nostro modo di giudicarci.
Nella società di oggi si procede sempre più nella direzione di esistere per come si è conosciuti e apprezzati dagli altri.
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Mi metti Like?
L’approvazione e il riconoscimento sociale sono fondamentali per la costruzione di Sè.
Il giudizio altrui ha valore nel riconoscimento di sè e delle proprie qualità. Vale anche per coloro che cercano di non dare troppo peso a ciò che pensano le persone che lo circondano. Questo accade perché semplicemente siamo “immersi” nella società.
L’approvazione oggi è utilizzata come metro di misura per: comprendere il proprio modo di essere e agire, se si è parte di un gruppo o meno, se si è degni di amore e quindi amarsi a sua volta.
L’identità e l’autostima si nutrono di ciò che vediamo e crediamo di noi ma anche di ciò che gli altri ci rimandano.
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I social network e la percezione di se stessi
Ti proponiamo un semplice esercizio.
Prima di continuare, vai sul tuo feed di un qualsiasi social network e cerca i selfie pubblicati.
Osservati.
Poi cerca di rispondere a queste domande:
Che cosa vedi? Chi vedi? La persona ritratta ti rappresenta sempre, riprende sempre fedelmente la persona che sei e l’emozione che provavi in quel momento?
Di fronte alla fotocamera si è soliti scegliere l’angolazione e il sorriso migliori, lo scatto più piacevole.
Poi, se si vuole rendere pubblica quella foto, di solito, queste attenzioni raddoppiano (non solo tra i Gen Z) applicando filtri o modifiche per rendere la foto accattivante.
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Perché tendi a scegliere sempre la stessa posa nelle foto?
Entra in gioco l’EFFETTO ESPOSIZIONE!
Fenomeno psicologico, studiato in particolare dallo psicologo R. Zajonc, che incide sul modo di percepire e apprezzare le cose. Esso ci spinge a preferire e apprezzare maggiormente le cose/persone/immagini a cui siamo più esposti/abituati.
Tale effetto non si applica soltanto a oggetti ma anche a elementi immateriali come le canzoni, i prodotti e le persone (effetto super utilizzato nel marketing per vendere e promuovere i vari prodotti o servizi).
Ma che cosa c’entra con le foto e la posa che assumiamo?
Tendiamo a replicare la stessa posa perché, per l’effetto esposizione, è anche quella che ci piace maggiormente.
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Curiosità: immagine di sè riflessa o traslata?
Hai fatto caso che l’immagine di te allo specchio è uguale a quella che viene riprodotta in un selfie mentre risulta “traslata” rispetto a quella di una fotografia che ti scattano?
Prova a scattarti una foto con il cellulare prima con la telecamera frontale poi con quella posteriore.
Noti delle differenze? Quale preferisci e perché?
A parità di caratteristiche (posa, luce, location ecc), l’effetto esposizione solitamente fa preferire l’immagine di te riflessa (selfie) piuttosto che quella di te fatta con la fotocamera frontale perché, appunto, della prima hai più esperienza quotidianamente.
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Videor ergo sum
Chi non riesce a sentirsi o non si sente affatto, può decidere di vedersi con gli occhi degli altri.
E’ come se delegasse l’altro: “Dimmi tu che cosa vedi? Dimmi che cosa mi sta accadendo! Dimmi se così vado bene!”
Si attiva così la dinamica:
“SIAMO” perché “siamo visibili” e “veniamo visti”
“SIAMO GIUSTI” se “veniamo visti” e “piacciamo”
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Quando diventa un problema
Così facendo però si rischia di consegnare il destino del proprio Sé al numero di cuoricini e followers o “agli occhi” degli altri che possono però restituirci un’immagine di noi non sempre oggettiva e coerente rispetto a chi siamo davvero e al valore che abbiamo.
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Conclusione
I social network vivono anche di questi aspetti. Il nostro invito è di fare un respiro in più prima di pubblicare un contenuto. E in quel respiro, metterci tutta la consapevolezza del gesto per tornare sempre più al
“SIAMO” perché “PENSIAMO a ciò che stiamo facendo e SCEGLIAMO come farlo”.
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Articolo scritto in collaborazione: Silvia Mimmotti, Psicologa e Alessia Sassano, Psicologa.
Fonti:
“Selfie” - Stanghellini