La scorsa settimana abbiamo parlato di quanto sia importante non sospendere o interrompere volontariamente un percorso che si sta facendo con un terapeuta quando arriva l’estate.
Ma se fosse il terapeuta ad interromperlo perché va in ferie, che cosa succede?
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La “pausa estiva” (come quella natalizia, il congedo matrimoniale o la maternità/paternità) può essere fonte di stress per il paziente che è abituato e rassicurato dagli incontri cadenzati e costanti con il suo psicologo. Vive una ROTTURA con la routine, un’esperienza di separazione (che può riattivarne altre passate simili). Può essere accompagnata da vissuti di delusione, frustrazione, tristezza e/o rabbia, abbandono.
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Che cosa fare?
La cosa migliore da fare sarebbe AVVERTIRE PER TEMPO il paziente in modo da non coglierlo impreparato e che non si senta ferito. Si può cogliere inoltre l’occasione per creare insieme uno spazio di confronto rispetto a questo tema e alle emozioni o ai pensieri che emergono.
E’ bene che il paziente SI SENTA LIBERO di esprimere ciò che prova.
Qualora non lo dovesse fare, potrebbe essere utile che il professionista lo inviti a riportare i suoi vissuti rispetto alla notizia; potrebbero essere degli utili elementi terapeutici. Al contrario, tacerli o tralasciarli, potrebbe ledere la fiducia e la relazione stessa (alleanza terapeutica). Si rischierebbe addirtittura il DROP OUT, ossia l’abbandono della terapia, da parte del paziente.
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Un esempio
Per capirci meglio, facciamo un ESEMPIO. Se la signora R. dovesse sentirsi tradita dalla sua terapeuta perchè, per un periodo, non si sentirà più supportata come desidererebbe. Se non condividesse con la psicologa ciò che prova, che cosa pensate potrebbe succedere al rientro dalla pausa estiva? La signora R. potrebbe non avere voglia di continuare il percorso o magari lo riprenderebbe influenzata però dal vissuto di abbandono o tradimento. La rottura di cui faccio menzione sopra tenderebbe ad allargarsi e ad allontanare le due figure.
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L’utilità delle pause
Ti dico una cosa in più: se vissute bene, le PAUSE SONO TERAPEUTICHE.
E sai perché?
Permettono di sperimentarsi in una situazione nuova, fuori dalla zona di comfort creata con il terapeuta, e magari possono essere occasioni per ripensare a tutti i passi fatti e agli eventuali cambiamenti vissuti. Sono momenti per metabolizzare il lavoro svolto, per ascoltare le emozioni che emergono, per provare a camminare da solə, per riflettere e lasciar emergere nuove domande da portare in terapia appena riprenderà.
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Psicologa Silvia Mimmotti