Secondo le stime delle Agenzie della Sanità gli Psicofarmaci la classe di sostanze farmacologiche più diffuse e ampiamente utilizzate. Quasi 1 persona su 5 ne faceva uso prima della Pandemia e, con l’arrivo del Covid, i numeri sono raddoppiati anche nelle fasce di età più basse [dati Eurispes]. Eppure ancora è irrisoria l’informazione (e la formazione!) a riguardo. Da questo motivo, nasce l’approfondimento che segue.
Il mio non ha la pretesa di essere un articolo esaustivo ma vuole semplificare alcuni concetti fondamentali per favorire la comprensione dell’argomento.
Per ogni domanda specifica invito il lettore a contattare il proprio medico o psichiatra di riferimento.
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Che cosa sono
Gli psicofarmaci sono quei farmaci che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale (SNC). Sono una classe specifica di sostanze farmacologiche psicoattive, costituite da molecole e principi attivi di origine artificiale (create in laboratorio) ed utilizzate nel trattamento e nella cura di diversi disturbi psichici e neurologici.
Secondo le stime delle Agenzie della Sanità gli psicofarmaci rappresentano la classe di sostanze farmacologiche più diffuse e ampiamente utilizzate.
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Come funzionano
I farmaci che agiscono sul SNC interferiscono temporaneamente con l’attività nervosa modulando o modificando (inibendo o favorendo) la trasmissione dell’informazione sinaptica dei sistemi neuronali.
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Quanti psicofarmaci esistono
Attualmente, è possibile differenziare gli psicofarmaci in 4 categorie di appartenenza:
- ansiolitici e sedativo-ipnotici
- antidepressivi
- antipsicotici (Neurolettici)
- stabilizzatori dell’umore.
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Chi può prescrivere gli psicofarmaci
Lo Psicologo NON può dare nè farmaci nè psicofarmaci.
Può farlo invece il medico, lo psichiatra, il neurologo perché hanno una formazione specifica.
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Perché serve la prescrizione di un professionista?
Lo psicofarmaco deve essere somministrato in modo corretto ossia nel rispetto di alcuni criteri: quantità, tempistiche, modalità di somministrazione (per bocca, per endovena, per via aerea, ecc).
Ecco perché gli psicofarmaci non vanno presi in maniera autonoma né vanno tolti, ridotti o aumentati senza l’indicazione del professionista.
Le figure preposte inoltre conoscono anche altre caratteristiche importanti degli psicofarmaci quali: emivita, clearance, volume di distribuzione, effetto cumulativo.
Alla terapia psicofarmacologica andrebbe SEMPRE ABBINATO un percorso psicologico.
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Pregiudizi
Tanti sono i pregiudizi verso gli psicofarmaci e, purtroppo, anche verso coloro che li utilizzano.
Cerchiamo di sfatarne alcuni di essi e di fare chiarezza.
1) Prendi gli psicofarmaci? Allora sei pazzo!
FALSO. Non si è pazzi, semplicemente ci si prende cura di sè. E’ come seguire una terapia per il cuore o per la tiroide: senza, si sballa un meccanismo e si sta male.
2) Anche il cervello si ammala, non solo il corpo.
VERO. Siamo corpo + emozioni + cervello. Non possiamo fare a meno di nessuna di queste “parti”. Se una di esse si ammala anche le altre ne subiscono le conseguenze. Se ci prendiamo cura di una, anche le altre ne giovano.
3) Prendere gli psicofarmaci significa essere deboli e non farcela da soli.
FALSO. Se sei in giro per Roma e ti sei pers*, non chiedi aiuto a Google Maps o ad una persona del luogo per ritrovare la strada? Non sei certo un* debole a chiedere informazioni. La stessa cosa per gli psicofarmaci: ti danno un aiuto nel periodo del bisogno. E, ti dirò di più: non fanno tutto loro.
Agiscono esclusivamente per ristabilire “un meccanismo che si è alterato”, il resto lo devi fare tu. Se alla cura farmacologica non affianchi un lavoro su di te, i miglioramenti svaniranno presto.
4) Lo psicofarmaco non crea, di per sè, dipendenza.
VERO. Come si legge nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità: «La dipendenza da psicofarmaci si verifica solo in seguito ad un uso scorretto del farmaco: uso protratto (>6 mesi) senza controllo medico, dosaggio elevato, auto somministrazione con dosi e tempi inadeguati, brusca interruzione della cura, associazione con sostanze d’abuso quali alcol e droghe».
5) Gli psicofarmaci sono per sempre.
FALSO, quelli sono i diamanti. Battute a parte: ci sono psicofarmaci che, dosati correttamente e ricalibrati di tanto in tanto, vanno presi per tempi più o meno lunghi. Ma ci sono anche trattamenti che comprendono gli psicofarmaci e che accompagnano il paziente solo per un breve periodo, solitamente nella fase acuta dei sintomi in modo da ridurne la loro intensità. Per le modalità e tempistiche di somministrazione è opportuno rivolgersi al proprio medico o psichiatra.
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Psicologa Silvia Mimmotti