Mi sento in colpa
… se non guadagno abbastanza.
… se dico no ad un* amic*.
… se non riesco a dare una famiglia normale a mi* figli*.
… se non accetto quel lavoro.
… se non riesco a soddisfare il/la partner.
… se ripenso a mio nonn* perché non l’ho abbracciat* per l’ultima volta.
… se indosso una minigonna.
… se non sono perfett*.
… se non dò il prossimo esame.
… se non reagisco come loro si aspettano.
… se non riesco a soddisfarl*.
… se mi arrabbio.
… se condivido il mio orientamento sessuale.
… se mi concedo una fetta di dolce.
… se non faccio quanto mi viene richiesto.
… se non dedico ogni momento libero a mi* figli*.
… se non mi faccio vedere sempre sorridente e positv*.
… se l* lascio.
… se bevo quel bicchiere in più.
… se dico “Non ce la faccio”.
… se chiedo aiuto.
… se non faccio abbastanza.
… se non/provo piacere.
… se mi viene da piangere.
.
In consulenza mi capita spesso di sentire queste frasi.
Cerco sempre di far ragionare la persona che ho davanti sul tipo di senso di colpa che riporta e sul pensiero che collega: è un senso di colpa basato su aspetti reali (effettive mancanze, errori cercati, danni consapevoli a cose o persone) o no?
Nel secondo caso, il senso di colpa attiva critiche verso a se stessi, è punitivo e non utile. Se dura troppo a lungo, questo tormento interno può portare anche a sviluppare patologie e comportamenti di auto-sabotaggio.
Proviamo a lavorare per iniziare a distinguere i nostri sensi di colpa. Manteniamo quelli “utili”, che ci permettono di comprendere le responsabilità che abbiamo verso qualcuno o qualcosa e che favoriscono un cambiamento positivo, e abbandoniamo gli altri.
.
.
Psicologa Silvia Mimmotti