L’emozione dell’Attesa

Sai qual è il momento della notte che preferisco? Il minuto prima che sorga il sole: credo che l’alba non sia altro che l’espressione, in natura, del trionfo dell’attesa.

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Definizione

L’attesa, sia che si intenda come emozione che come “sospensione del tempo”, come dice l’autrice del libro “L’arte dell’attesa”, non è altro che «l’equilibrio perfetto in cui ciò che deve compiersi è ancora un’idea e il cuore è sospeso tra un qui e un altrove.»

Freud definì l’attesa come “rinuncia pulsionale”, mentre Winnicott riconosce nell’oggetto transizionale (che a volte ci portiamo dietro per tutta la vita) l’elemento di passaggio sul quale scaricare l’attesa.

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Attendere

Si attende per tanti motivi: che il medico ci inviti ad entrare in ambulatorio, che un figlio si vesta, che il mais si trasformi in popcorn, che l’ispirazione sopraggiunga e riempia il foglio bianco, che l’insegnante scelta chi interrogare, che il dolore si trasformi, che il traffico scorra, che il nonno torni a prendere il nipotino, che quella telefonata/email giungano, che arrivi il giorno del compleanno, che quella persona cara esali l’ultimo respiro.

E, in ogni situazione, l’emozione dell’attesa assume un significato diverso in base a chi/che cosa e come si attende.

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L’attesa nella società di oggi

L’attesa, nella nostra società “veloce” e del “tutto e subito” è vista come una perdita di tempo. La pressione sociale del performare “a tutti i costi” porta alla paura costante di perdere un’opportunità (di lavoro, di interazione, di relazione).

La connessione continua con l’altro e la reperibilità “sempre e comunque”, che la tecnologia ha aggiunto alle nostre vite, stanno negando l’attesa.
Un interessante studio inglese ha calcolato il limite massimo di attesa di cui siamo capaci prima di provare disagio: 8 minuti e 22 secondi. Al computer, la soglia di sopportazione si abbassa ad 1 minuto e, sui social, l’attenzione (quindi i tempi di attesa) si sono ridotti ai 5 sec (il tempo di scorrere da un reel all’altro o di scrollare il feed).

Tali risultati sono indicativi del fatto che nella società attuale c’è un radicale cambiamento della giusta percezione del tempo, portandoci così ad essere molto reattivi, costantemente proiettati al futuro, sempre preoccupati per le scadenze.

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Che cosa puoi fare

Sta a noi scegliere come vivere l’attesa: come un’imposizione, una grande scocciatura oppure come una ricca possibilità.
Quando ci mettiamo in testa di sovvertire il normale fluire di questa emozione e dei normali tempi di attesa, tendiamo a viverla come un ostacolo.

Al contrario, se impariamo ad apprezzarla, rendendoci conto che è insita nel flusso della vita, potremmo riuscire a fare quanto esortava Seneca: vivere con pienezza e presenza ogni vissuto di attesa.
Imparare ad attendere ed insegnare sin da bambini a cavalcare il tempo di attesa, a saper godere di questa emozione fino in fondo favorisce la crescita, la costruzione dell’autostima e la comprensione di ciò che si vuole veramente (bisogno).

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Silvia Mimmotti, Psicologa

L’immagine della copertina appartiene all’illustratrice Sara_Animadeicolori ed è soggetta a copyright
(è contenuta nell’ebook)