Che cosa sono le terapie complementari
Clownterapia, musicoterapia, danza movimento terapia, arte e pet therapy sono solo alcune delle Co-terapie che sono utilizzate insieme alle terapie classiche (mediche e psicologiche) e vengono sempre più impiegate nei percorsi di cura.
In passato, venivano erroneamente chiamate “Terapie Alternative” ma il loro scopo non è quello di sostituire quelle diffusamente conosciute ma piuttosto di affiancarle allo scopo di raggiungere, in maniera più completa, il benessere dell’individuo.
Bisogna inoltre considerare che, gli interventi medici e psicologici, non sono sempre accolti favorevolmente dal paziente o, da soli, non riescono ad aiutare la persona in maniera completa. E’ possibile infatti che il paziente rifiuti delle terapie farmacologiche o di sottoporsi ad interventi e non reagisca positivamente alle cure o al solo sostegno psicologico. Le co-terapie possono abbracciare, proprio per le loro modalità espressive e differenti, un target maggiore di persone.
Nella mia esperienza ho potuto incontrare anche bambini, adolescenti o adulti che, per una patologia o per difficoltà personali o, ancora, in seguito a traumi non riescono a comunicare attraverso il classico canale verbale e, con le co-terapie, vengono stimolati in maniera mirata e si sentono maggiormente coinvolti. Permettendo loro di essere compresi e di essere sollecitati attraverso la modalità espressiva più consona, si dà a queste persone la possibilità di attivarsi e partecipare al raggiungimento del loro benessere.
Per poter ottenere benefici sul corpo, la mente e l’emotività le co-terapie devono essere adeguatamente guidate da professionisti specializzati.
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La clownterapia
La clownterapia, o “terapia del sorriso”, è l’applicazione di tecniche di clownerie (umorismo, improvvisazione teatrale, prestidigitazione, marionette, musica, creatività, ..) in ambito sanitario, allo scopo di migliorare l’umore dei pazienti, familiari e accompagnatori.
La nascita del Clown Dottore come figura tecnica sociosanitaria, dotata di metodi ed obiettivi definiti, risale al 1986 quando Michael Christensen (clown Dr. Stubs) del Big Apple Circus di New York, avviò il dialogo con il primario di pediatria. In seguito, fu creata la prima Clown Care Unit. Una figura di rilievo nella clownterapia è quella di Patch Adams, medico e attivista, che nel 1971 fondò il Gesundheit! Institute che ogni anno raccoglie gruppi di volontari provenienti da ogni continente per raggiungere insieme ospedali di diversi Paesi dove, indossati gli abiti clown, portano una carica di umorismo ad orfani ed ammalati.
Ridere, stare in allegria permette al nostro corpo di produrre le endorfine, sostanze capaci di alleviare il dolore e l’ansia e di stimolare positivamente il sistema immunitario (ciò trova radici nella PNEI, psiconeuroendocrinoimmunologia). La conseguenza di ciò è che l’organismo riesce ad avere una reazione migliore nei confronti della malattia e delle cure. Ridere con naturalezza permette di espellere efficacemente l’anidride carbonica e liberare le vie respiratorie superiori. Aumenta l’ossigenazione ematica e promuove un effetto benefico sul colesterolo, diminuisce la pressione arteriosa, stimola la produzione di beta-endorfine e rilassa i muscoli. Ridere permette anche una ginnastica addominale che aiuta a combattere la stitichezza, riduce gli effetti nocivi dello stress e distrae dall’ansia e dal dolore, placandolo temporaneamente e rendendolo meno intenso quando ricompare. Diminuendo la tensione interna, si allevia l’insonnia e si alimenta uno stato di ottimismo che aiuta ad affrontare le situazioni di frustrazione.
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La musicoterapia
Nasce nell’antica Grecia, essa implica l’utilizzo della musica e degli elementi musicali (armonia, melodia, timbro, ritmo) per aiutare l’individuo ad integrarsi nella dimensione fisica, psicologica ed emotiva. Essa si serve dell’elemento sonoro per raggiungere finalità preventive, riabilitative e terapeutiche nel rapporto tra utente ed operatore.
Gli effetti positivi della musica sul malato sono universalmente riconosciuti: essa distrae, agisce sulle ghiandole endocrine, sul sistema emotivo personale, può dare una benefica sensazione di controllo del dolore perché promuove il rilascio di endorfine. Porta il soggetto a rilassarsi e rallenta il suo ritmo respiratorio e cardiaco.
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La danza movimento terapia
La DanzaMovimentoTerapia è una forma di terapia che utilizza il movimento e l’espressione del corpo come mezzo e strumento di integrazione e crescita emotiva, sociale e psicologica.Nel setting di DanzaMovimentoTerapia il processo creativo e quello terapeutico vivono parallelamente, creando un “ambiente facilitante” (Winnicott) in cui è possibile esprimere e organizzare i vissuti corporei e affettivi. Nell’interazione tra paziente e danzamovimentoterapeuta nasce un terzo polo, che schiude a nuove possibilità di relazione con se stessi e con l’altro.
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L’arteterapia
Non sempre è facile parlare delle nostre emozioni o addirittura comprenderle. Ci rimane molto più facile rappresentarle attraverso disegni, scarabocchi, ritagli, colori, piccole creazioni, suoni, poesie, racconti, brevi recite, pupazzi. Si cerca pertanto di “dare corpo” alla sofferenza. L’arte arriva là dove la parola fa fatica a trovare spazio. L’arteterapia permette l’esteriorizzazione dei vissuti personali attraverso l’azione. Riuscire a rappresentare il proprio vissuto significa dare alle proprie esperienze una forma esterna e prendere le distanze da certe emozioni. Produrre qualcosa aiuta la persona a considerare e ridare valore alle parti ancora sane di sé. In questo modo, ci si rende conto delle risorse di cui dispone. Il soggetto, attraverso l’espressione artistica, riesce a trasformare le sue idee e ciò può dare un sorprendente appagamento, una carica positiva e fiducia in se stessi.
Come disciplina, l’arteterapia nasce intorno agli anni Quaranta, grazie a Margaret Naumburg ed Edith Kramer.
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La pet-therapy
E’ la terapia con l’animale da compagnia (dal termine inglese “pet”). Essa si basa sull’interazione tra uomo e animale che, solitamente, è un cane oppure un cavallo o un gatto. Fu il neuropsichiatra infantile Boris Levinson a proporre, per la prima volta nel 1961, la Pet-therapy. Egli si accorse per caso di come la presenza del suo cane avesse giovato ad un bambino autistico.
I maggiori beneficiari di della pet-therapy sono i bambini autistici o con handicap motorio, gli anziani ed in generale i disabili fisici e psichici.
L’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, favorisce la socializzazione e aumenta l’autostima. Si è visto che, in sua compagnia, diminuisce il battito cardiaco e calano le ansie e le paure. Inoltre, favorisce la piena espressione delle persone. La condivisione di esperienze con l’animale è un’ottima opportunità di crescita e, accarezzandolo o coccolandolo, viene stimolata la creatività, la capacità di osservazione, aumentano le difese immunitarie e la produzione di endorfine.
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Psicologa Silvia Mimmotti
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