-Hai visto, è uscita l’ultima stagione di Grey’s Anatomy!
Veramente? Accidenti, io sono rimasta indietro…
-Nooooo! Devi assolutamente metterti alla pari, dai forza!
Stasera non ci sono i miei, mi sparo tutta la 14a stagione così poi vediamo insieme la 15a!
Non mi dite che non è mai capitato anche a voi di comportarvi così, oppure di sentire una conversazione simile. Magari se non è riferita a Grey’s Anatomy ci sarà un’altra serie tv che vi avrà appassionato talmente tanto da portarvi a scelte così “radicali” di intere nottate o pomeriggi o mattine libere dedicate ad essa. Questo è il tipico fenomeno del BINGE WATCHING.
Letteralmente: to watch significa “guardare” e binge on “abbandonarsi a”. Oggi questa definizione viene utilizzata riferendosi all’atto di guardare, uno di seguito all’altro, più episodi dello stesso programma/serie. Se tale comportamento diventa frequente e fuori controllo, viene considerato una delle forme di abuso e dipendenza.
La dicitura “binge” viene principalmente utilizzata in riferimento ai disturbi del comportamento alimentare ed indica condotte di “abbuffata”. L’assunzione, in un lasso di tempo ridotto e in quantità esagerate della sostanza che scatena la dipendenza può portare all’insorgenza di una sintomatologia spiacevole (senso di colpa, nervosismo, ansia, tristezza, …). Tutto questo ha ripercussioni sul funzionamento e benessere personale (vita sociale, salute psicologica, sonno, alimentazione, umore, …).
Questa dipendenza da serie tv porta la persona a vivere una sorta di ‘spinta interna compulsiva’ che la “costringe” a vedere un episodio dietro l’altro, sperimentando anche il craving (intenso desiderio). Così facendo, dedica una eccessiva quantità di tempo alla visione delle puntate, riducendo quello per altre attività (Lesley Lisseth Pena, 2015).
Le serie tv creano, in un certo senso, assuefazione e portano a sperimentare sensazioni piacevoli tanto da volerle prolungare il più possibile.
COME MAI SUCCEDE TUTTO CIO’?
Esiste una spiegazione psicologica ed una scientifica a quanto detto.
Quella psicologica trova giustificazione nei MECCANISMI di PROIEZIONE e IDENTIFICAZIONE. Essi si rafforzano a vicenda, permettendo allo spettatore di soddisfare alcune pulsioni spesso represse.
Il meccanismo di identificazione entra in gioco già durante la scelta della serie tv da guardare. Sarà maggiore con il personaggio che si percepisce più simile, tanto da empatizzare con le sue sensazioni ed emozioni. Di conseguenza, si attiva anche il meccanismo di proiezione con il quale lo spettatore attribuisce al personaggio propri vissuti emotivi.
Dal punto di vista scientifico invece, chiamiamo in causa una sostanza prodotta, in massima parte, dal nostro cervello. Se ci fate caso, ogni episodio non è mai completamente autoconclusivo, termina sempre con un colpo di scena e suspance. In questo modo crea un “gancio” e accresce in noi curiosità ed aspettativa tanto da indurci a guardare subito la puntata successiva.
La “colpa” è della DOPAMINA, un neurotrasmettitore prodotto dal nostro corpo, conosciuta anche come l’ormone dell’euforia in quanto la sua presenza è legata alla sfera del piacere. Tutto ciò che ci dà piacere è in grado di stimolare l’aumento della dopamina.
Tale neurotrasmettitore è coinvolto anche nella regolazione di altre funzioni dell’organismo come: il controllo dei muscoli, della motivazione personale, del sonno, dell’umore, della memoria e dell’apprendimento. Un eccesso di dopamina nel nostro corpo può portare a conseguenze negative perché accende nel soggetto il desiderio irrazionale di ricercare in continuazione la stessa euforia (con il rischio di sviluppare una dipendenza).
Una semplice strategia per rompere questo circolo vizioso che porta a ‘mangiare’ una puntata dopo l’altra potrebbe essere: vedere solo metà della puntata successiva e poi spegnere. In questo modo si soddisfa il bisogno di sapere come si risolve il colpo di scena dell’episodio precedente ma non si rimane intrappolati in quello successivo.
(Sento già le critiche degli amanti delle serie tv per questo ultimo suggerimento! )
GUARDARE SERIE TV QUINDI HA SOLAMENTE RISVOLTI NEGATIVI?
Assolutamente NO.
La forza delle serie tv, di cui ho già parlato negli articoli precedenti, sta proprio nel fatto che esse riescono a trattare tantissime tematiche e problemi molto attuali e lo fanno senza troppi pregiudizi o pudori. Affrontano tali argomenti da più prospettive, aiutano la creatività e la fantasia, permettono di sperimentare “varie realtà possibili” e stimolano il problem-solving.
Le persone, appassionandosi alle vicende dei personaggi, si sentono meno isolate nell’affrontare certi disagi o imparano addirittura a reagire ad essi ripetendo azioni viste nelle serie tv.
Esse creano inoltre un “nuovo sentimento di comunità” riunendo più amici, in una stanza o su un social, per gustarsi o commentare gli stessi episodi.
Esempi importanti di quest’ultimo fenomeno vengono da serie tv come GOT, Stranger Things, Lost, How I met your Mother, Twin Peaks.
Di recente, è uscita l’ultima stagione di Games Of Thrones e, ovunque guardassi, era un continuo di gente che parlava e dava giudizi su questa o quell’altra scena … sulle scelte del regista … sulla sorte di uno o l’altro personaggio. I social impazzavano di meme e commenti al riguardo. Non c’era orario in cui, le stories di Instagram, non fossero invase di video o foto di amici e famiglie raccolte per seguire le nuove puntate.
A conclusione di questo articolo, tengo a ribadire che le serie tv, come ogni altra cosa, non sono negative di per sè. Hanno bisogno di un qb/“quanto basta” come ogni altra cosa altrimenti si rischiano le ‘abbuffate fuori controllo’ che possono inficiare il nostro benessere generale. Al tempo stesso, concedersi ogni tanto più episodi consecutivi della serie tv preferita non è certo sinonimo di patologia!
(LE IMMAGINI SONO PRESE DAL WEB, TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI AI LEGITTIMI PROPRIETARI)
Dott.ssa Silvia Mimmotti, Psicologa
BIBLIOGRAFIA: Exelmans L, Van den Bulck J. Binge viewing, sleep, and the role of pre‑sleep arousal. J Clin Sleep Med 2017;13:1001‑8. Flayelle M., Maurage P., Billieux J. (2017), Toward a qualitative understanding of binge-watching behaviors: A focus group approach. J Behav Addict. 2017 Dec; 6(4): 457–471. Published online 2017 Oct 12. DOI: 10.1556/2006.6.2017.060. Kubey R., Csikszentmihalyi M. (2002) Television Addiction is no mere metaphor in Scientific American 286(2):74-80. DOI: 10.1038/scientificamerican0202-74. Marazziti D., Presta S., Picchetti M., Dell’Osso L., (2015). Dipendenze senza sostanza: aspetti clinici e terapeutici. Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa. Journal of Psychopathology 2015;21:72-84. Pena L. L. (2015), "Breaking Binge: Exploring The Effects Of Binge Watching On Television Viewer Reception" (2015). Dissertations - ALL. 283. Sung YH, Kang EY, Lee W. A bad habit for your health? An exploration of psychological factors for binge‑watching behaviour. Paper presented at 65th Annual International Communication Association Conference; May 2015; San Juan, Puerto Rico.