Ciao Serena, grazie per questo spazio di condivisione.
Se ti va, raccontaci un pochino di te: chi sei e come sei diventata Danza Movimento Terapeuta.
Sono Serena Gagliardi, danzatrice, danza movimento terapeuta, formatami all’Art Therapy Italiana di Bologna.
Prima di intraprendere questo lungo percorso, sono stata per 12 anni una ballerina di Danze Standard. Ho avuto l’opportunità di danzare a livello Internazionale e di poter insegnare questa disciplina, in Italia e all’estero.
Nel 2013 infatti approdo negli Stati Uniti per un’opportunità lavorativa e approfondisco e amplio il mio bagaglio artistico.
Un’esperienza molto forte che è stata di rottura con la visione che avevo della danza e il modo di viverla.
Nel 2015 così, dopo un colloquio di ammissione, ho la possibilità di entrare nel mondo della Danza Movimento Terapia, appassionandomi sempre di più e imprimendo una sfumatura diversa al significato della danza nella mia vita.
Partecipo a Laboratori, Seminari e Corsi con insegnanti conosciuti a livello Internazionale e frequento tirocini presso Case di riposo, Centro diurno per minori e Associazioni per disabili.
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Che cosa sono per te la danza e il movimento?
La danza per me è stato il mezzo espressivo che ho sempre preferito. Mi ha permesso di viaggiare, conoscere il mondo, responsabilizzarmi ma soprattutto di conoscere delle parti di me che sono riuscita a vedere e comprendere grazie alla DanzaMovimentoTerapia.
Non solo, grazie a questa, sono riuscita ad osservare cosa accade dentro di me nel momento presente, a identificare le emozioni, a dare loro un nome, a muovermi in modo autentico semplicemente ascoltandomi e assecondando il mio sentire.
Una vera e propria rivoluzione nella mia vita: passare dalla competitività, dall’agonismo, dall’estetica del movimento e da passi e tempi strutturati al sentire che cosa avviene dentro di me, ad osservarlo, riconoscerlo, a muovere quelle “parti scomode”, farle danzare, arrivando ad una conoscenza e comprensione di me stessa. Posso quindi affermare con convinzione che il movimento per me è stato ed è: crescita e trasformazione.
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Che meraviglia!
Ma, per capire meglio: da Danza Movimento Terapeuta, come intervieni nel benessere di chi si rivolge a te?
C’è un episodio, nella tua esperienza, che puoi regalarci?
Ho il piacere di condividere il percorso terapeutico che ho fatto con dei minori di un Centro Diurno che appartengono, come molti altri, a famiglie le cui storie sono segnate dalla violenza, dalle dipendenze da alcool, droga o da perdite e lutti e che si trovano a crescere, nell’abbandono, nella trascuratezza, nella solitudine.
Pensandosi invisibili. Non considerati. Non accettati.
Nel mio lavoro con loro mi sono confrontata con le loro ferite, ferite nascoste, ferite invisibili, ferite dell’anima.
Questi traumi psicologici hanno condizionato profondamente la loro vita, provocando disagio e sofferenza. Impedendo loro di crescere in contatto con il vero Sé.
I minori che sono stati segnalati per l’intervento di DanzaMovimentoTerapia, presentavano visibili difficoltà motorie, di coordinazione e di verbalizzazione.
Attenzione all’invisibilità oltre il visibile
A livello relazionale avevano eretto difese e barriere, creato nella loro immaginazione superpoteri e adottato comportamenti disfunzionali per attirare l’attenzione degli adulti.
Il loro forte bisogno sottostante di essere visti, rispecchiati e riconosciuti, mi ha spinta a sintonizzarmi, sin da subito, sul piano corporeo con i loro movimenti ed il telo, l’oggetto protagonista di questo intervento, ha stimolato e attivato il mondo dell’immaginazione, in cui tutto è possibile. Dove un telo prende la forma di un fiume che scorre, del fuoco che arde, dell’aria che respiriamo e della terra che tocchiamo.
La creazione di un setting contenitivo, sicuro, non giudicante e affidabile, volto a ricostruire quella fiducia di base e quelle difese che ripristinano il senso di sicurezza e lo sviluppo di capacità mentali e riflessive del bambino, è stato l’obiettivo che mi ha guidato.
Nell’incontro con questi bambini sono stata attratta da ciò che giace sotto il visibile, dando voce e spazio all’invisibilità.
Ho cercato, insieme all’equipe educativa, di partire da queste forze sotterranee, da questi superpoteri che si presentavano nel gruppo e che un bambino, in particolare, ha portato nei primi incontri.
Sono partita sintonizzandomi sul loro bisogno di essere visti, accogliendo e valorizzando i poteri del supereroe, rafforzando il potere della fantasia e dell’immaginazione, pur sapendo che i superpoteri erano una controfigura al sentimento di non esistere.
Il telo e D.
In un incontro D. decide di prendere il telo con sé e di portarlo dentro e fuori dalla stanza, quindi di allontanarsi e riavvicinarsi.
Una volta rientrata nella stanza, ho aiutato D. ad avvolgere il telo tutto intorno al suo corpo, tanto da sembrare un piccolo bozzolo. Da questo bozzolo assistevo alla nascita di qualcosa di diverso, accompagnato da un gioco simbolico nuovo. Ho proposto al bozzolo di schiudersi e di uscire da quell’involucro che la ricopriva.
Il telo, nella sua espansione, ha potuto avvolgere tutto il gruppo.
Ciò è avvenuto naturalmente, dopo che il bisogno di D. era stato soddisfatto ed il gruppo era pronto a dare vita a una creazione comune.
Ho ritrovato me stessa
E’ cominciato così il gioco del telo magico che rendeva invisibile chiunque ne facesse parte.
Si è creato così uno spazio potenziale in cui i bambini, avendo ricevuto il nutrimento necessario, questa volta da soli, hanno potuto sperimentare il gioco. Attraverso questo gioco, che è stato l’elemento trasformativo e costruttivo di questo processo creativo, in cui la magia è stata quella di potersi rendere invisibili, per trovare in un altro mondo nuovi
superpoteri, da conoscere e integrare nella propria realtà interna, è stato possibile dare visibilità alla loro invisibilità: darle voce, darle importanza.
I bambini hanno la grande capacità di captare e capire inconsciamente le nostre paure e di mostrarle agli adulti, sotto forma di giochi, in modo da fartele vedere, toccare e superare.
Come un dono. Per questo sono loro immensamente grata.
Sono riuscita ad incontrare la mia invisibilità, a definire i miei confini, a renderli visibili a me stessa, a riscoprire il piacere del gioco, il potere di un sorriso, la potenza di uno sguardo ed il calore di un abbraccio.
A ritrovare me.
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Ti ringrazio davvero di cuore Serena, il tuo contributo a questo blog è veramente importante.
La tua umanità, emotività, passione e il tuo metterti in gioco, da persona e professionista, mi sono arrivano tutti da queste tue parole.
Mi auguro si possa riuscire ad investire sempre più su figure come la tua che permettono ulteriori modalità espressive e una presa in carico migliore di chi ha bisogno.