«Il confine protegge (o almeno così si spera o si crede) dall’inatteso e dall’imprevedibile: dalle situazioni che ci spaventerebbero, ci paralizzerebbero e ci renderebbero incapaci di agire. Più i confini sono visibili e i segni di demarcazione sono chiari, più sono “ordinati” lo spazio e il tempo all’interno dei quali ci muoviamo. I confini danno sicurezza. Ci permettono di sapere come, dove e quando muoverci. Ci consentono di agire con fiducia. Per avere questo ruolo, per imporre ordine al caos, rendere il mondo comprensibile e vivibile, i confini devono essere concretamente tracciati».
Zygmunt Bauman
Bauman ci aiuta a definire che cosa siano i confini e a capire quando, nella vita di tutti i giorni, siano fondamentali e concorrano al concetto di benessere.
Quando parlo di confini intendo:
– fisici, regolano l’accesso al nostro corpo e determinano cosa vogliamo o non vogliamo lasciar fare all’altro
– mentali, determinano cosa siamo disposti ad accettare e a tollerare da parte degli altri e cosa percepiamo come invadenti e che ci creano disagio.
Rispetto ad ogni singolo individuo i confini personali si dividono in:
– confini esterni, ossia quelli che si mettono con le altre persone
– confini interni, ossia quelli relativi a se stessi
Sebbene al concetto di CONFINE venga spesso ed erroneamente collegato un significato negativo, egoista e di chiusura, esso è molto importante in ogni tipo di relazione.
Dei confini sani servono a definirci e a far capire agli altri fin dove possono spingersi. Come dice Bauman, proteggono, aiutano a riconoscerci dotati di corpo/pensieri/emozioni/bisogni separati e differenti da quelli altrui; permettono quindi di essere consapevoli e di esprimere noi stessi liberamente pur rispettando l’essenza altrui.
«I confini (personali) sono la distanza dalla quale posso amare te e me contemporaneamente»
Prentis Hemphill
Evitare di mettere confini sani “per paura di chiudersi troppo o perdere l’altro” ci rimanda vissuti di rabbia verso noi stessi, frustrazione e risentimento.
Allo stesso modo, è controproducente estremizzare il confine ponendolo invalicabile e rigido, concentrandosi eccessivamente su se stessǝ.
Incontreremo persone che accetteranno i nostri confini senza difficoltà e comunicheranno, con altrettanto rispetto, i loro. Altre invece faranno più fatica ma non per questo dobbiamo venire meno alle nostre decisioni di porli.
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E QUANDO SI DIVENTA COPPIA?
«Parlare di relazione di coppia vuol dire parlare di un “incontro”: ovvero, l’incontro tra un “io” ed un “tu”, che abbia la possibilità di essere un Noi»
Vittorio Lingiardi
La COPPIA è l’unione di due persone e, quindi, di due individualità. Per questo non si può parlare di “semplice somma” ma di un NOI ossia un tutto (insieme) che è più della semplice somma dei suoi elementi che la costituiscono (Gestalt, Zerbetto 1998).
La coppia, come ogni altro essere vivente, è un sistema vivo, che nasce, cresce e si trasforma. E, per stare e funzionare bene, ha bisogno anche di confini.
Nella coppia si parla di confini esterni, ossia sociali, quelli che si stabiliscono con le persone al di fuori della coppia stessa e di confini interni, cioè quelli tra i partner.
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I DIVERSI TIPI DI CONFINI NELLA COPPIA
Nelle coppie solitamente si rilevano 3 situazioni:
1. Coppie con confini interni diffusi e confini esterni rigidi
La coppia si vive come un’entità unica, l’io e il tu si fondono. I confini interni non esistono e il confine con l’esterno è limitante rigido. Si parla di coppie fusionali e patologiche quando i partner vivono in maniera simbiotica e il noi prevarica sull’io [vedi foto 1]
2. Coppie con confini interni rigidi e confini esterni diffusi
Quando si ha paura di perdere il proprio sé e di una eccessiva condivisione sul piano emotivo, si tendono a mettere dei confini rigidi proprio all’interno della coppia, mantenendo invece una grande ed eccessiva apertura verso l’esterno. Ogni soggetto della coppia tende quindi ad investire quasi esclusivamente sull’io piuttosto che sul noi [vedi foto 2]
3. Coppie con confini interni ed esterni netti, ma flessibili
La coppia ha costruito un rapporto di rispetto, condivisione emotiva e sostegno reciproco pur garantendo uno spazio personale per poter esprimere la propria individualità e realizzazione di ciascuno dei due partner. Il confine con l’esterno è dato per proteggere la coppia ma è flessibile tanto da permettere comunicazione e scambio sociale [vedi foto 3]
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I CONFINI SANI NELLA COPPIA
Capire che tipo di confine c’è tra noi e il partner ci aiuta a imparare qualcosa di più su noi stessi, ci permette di modificare le situazioni sgradevoli e comprendere su quali fondamenta abbiamo eretto la nostra coppia.
Affinchè il noi sia un’entità sana e funzionale è importante che l’individualità dell’io e quella del tu vengano preservate.
Come?
Con il giusto equilibrio tra bisogno di unione / bisogno di individualità.
Per far crescere la relazione, ognuno deve poter crescere all’interno di essa.
«Ci sono due persone e poi c’è la loro relazione. Non è una somma, non coincide. E’ una terza dimensione, quella che garantisce lo spazio per il riconoscimento reciproco. Ho scoperto il significato della parola ‘reciproco’ nel libro “I bambini ci guardano” di Franco Lorenzoni. Viene dalle parole latine Rex e rocus: andare indietro, andare avanti. Ma prima c’è l’andare indietro, retrocedere per guardare l’altro più da lontano. Rivolgergli un’attenzione separata, creare uno spazio interiore, ritirarsi impercettibilmente per favorire l’incontro»
Vittorio Lingiardi
I confini sani nella coppia si formano tramite:
-l’ascolto delle proprie emozioni e dei propri bisogni e il rispetto per se stessi
-riconoscere la propria individualità e unicità oltre che considerarsi responsabili di se stessi (ossia dei propri pensieri, sentimenti e delle proprie azioni)
-l’autorizzazione a se stessi di tutelare e affermare assertivamente la propria identità
-la costruzione di una comunicazione positiva, condivisa e sincera con il/la partner
-la protezione del proprio spazio fisico ed emotivo dall’intrusione esterna dosando e accettando i propri e altrui NO.
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TEMPO PER RIFLETTERE
Se ti stai chiedendo che tipo di relazioni e confini stai creando o vorresti creare, prenditi del tempo per riflettere su queste domande:
che cosa voglio da una relazione?
come voglio sentirmi?
che cosa deve esserci nella mia coppia per stare bene e che cosa vorrei non ci fosse?
quindi, quali confini e paletti dovrei mettere (all’interno o all’esterno della coppia)?
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Il modo in cui tracciamo i nostri confini, interni ed esterni, si apprende da piccoli. I primi NO dati dalle figure di attaccamento sono importanti proprio per comprendere i limiti.
Le relazioni con i genitori e quella che si instaura tra di loro, pongono le basi per le nostre relazioni future. Se fin da piccoli apprendiamo il nostro valore, l’indipendenza e a tutelare la nostra individualità, crescendo riusciremo con maggiore facilità a creare relazioni sane.
Il lavoro con unə psicologə/psicoterapeuta può essere utile nel caso in cui ci si renda conto di saper creare confini salutari o si voglia apprendere come migliorarli.
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Silvia Mimmotti, Psicologa
Bibliografia: Bauman Z. (2006). Amore liquido, ed Laterza Brenner A. (2015). 7 Tips to Create Healthy Boundaries with Others. Knowing when to say no. Psychology Today Hornung S. (2019). Crafting Task and Cognitive Job Boundaries to Enhance Self- Determination, Impact, Meaning and Competence at Work. Behavioral Sciences, 9(12), 136. Kernberg O.F. (1996). Relazioni d’amore, Raffaello Cortina Editore Lingiardi V. (2019). Io, tu, noi. Vivere con se stessi, l'altro, gli altri. Ed UTET Spagnuolo L.M. (2001). Psicoterapia della Gestalt. Ermeneutica e clinica, ed. Franco Angeli
Sitografia: https://fissonline.it/ http://www.pollicinoeraungrande.it/ https://gnothiseautondotblog.com/https://www.psicologacapoccia.com/blog