Due mesi fa ho incontrato due ragazze, 28 e 39 anni, che stavano combattendo contro il tumore. Due ragazze bellissime: sorridenti, con ombretto, rossetto (una rosa e l’altra rosso chiaro), phard e completamente calve. La più giovane acconciava la sua testa con un grazioso foulard, l’altra mi diceva che ormai ha fatto della sua testa calva il suo punto di forza.
“Ho imparato che non si deve morire prima di morire veramente”, mi dice la seconda con grinta.
“Ho imparato a parlare di me e di ciò che sento dentro, ho imparato a confrontarmi con gli altri” continua l’altra mentre si sistema il foulard colorato in testa.
E aggiunge: “Il 50% della mia vita è nelle mie mani e dipende dalle mie scelte, sempre! Anche se un tumore ha deciso di rendermi la vita più difficile. Ho capito che posso aiutarmi e scegliere cosa fare su di me e per me”.
Mentre la ragazza più grande tiene a precisare: “Grazie all’esperienza del tumore -sì, dico “grazie” anche ad essa- ho cambiato il mio modo di vivere: dò spazio solo alle persone che se lo meritano, sono meno rigida con me stessa, vado al lavoro ma non pretendo da tutto e tutti il 101%, mi sono esercitata ad aver pazienza e ho imparato a ‘stare nell’oggi’ “.
E tu, riesci ad imparare dalle esperienze negative?
A ciascuno di noi capita di vivere esperienze non sempre positive. Il caso del tumore, come riportato sopra, è solo un caso ‘estremo’. Quanti di noi si coricano la sera dopo: esser stati bocciati ad un esame, aver tamponato lungo la tangenziale, aver fallito una trattativa sul lavoro, aver toppato un colloquio, non essere riusciti a chiedere di uscire a quella ragazza che ci piace tanto, aver ricevuto la diagnosi infausta di un controllo medico, aver perso la persona cara o il cagnolino, …. Come malediciamo quelle giornate nere e quelle situazioni che ci “fanno andare tutto per il verso sbagliato”! Eppure anche queste esperienze CI POSSONO DARE QUALCOSA, SE NOI SAPPIAMO COGLIERLA.
Come fare?
Il primo modo è sicuramente imparare che siamo noi a comandare sulle nostre esperienze di vita e non il contrario. Anche se le esperienze negative ci feriscono in maniera intensa, dobbiamo evitare che dirigano la nostra vita e, soprattutto, il nostro umore.
Con questo NON voglio dire che non dobbiamo vivere le emozioni negative e dobbiamo evitare ogni situazione che potrebbe portarci ad esse! MA dobbiamo dare anche alle emozioni negative un tempo. Prendiamoci uno spazio per piangere/ridere/urlare/scalpitare/domandarci/addirittura “disperarci” purché poi, sfogate queste emozioni, ci sia tempo e spazio per riprendere la propria vita in mano – ricomporci – riflettere – vedere se e quale altra soluzione c’è – rialzarci – RICOMINCIARE.
Sono questi i momenti nei quali dobbiamo fare appello alle nostre risorse, che ciascuno di noi ha (non dimentichiamocelo!) e alla capacità di reinventarci (essenziale per la sopravvivenza!).
E’ a questo punto che la perdita può tradursi in una CRESCITA.
Le esperienze negative, di per sè, portano ad una perdita (di tempo/denaro/persona/animale/felicità ecc), ma possono condurre anche ad una conquista. Infatti spesso la perdita e il guadagno, la sofferenza e la crescita, coesistono.
Dato che le avversità ci costringono a passare in esame a tutte le nostre credenze, comportamenti e aspettative, usiamo queste stesse difficoltà per superare e rivedere il nostro modo di pensare/agire.
“Siamo obbligati a riconsiderare le cose che abbiamo sempre dato per scontate, siamo costretti a pensare a cose nuove. Gli eventi negativi possono essere così forti da obbligarci a formulare domande a cui altrimenti non saremmo mai arrivati”, spiega Forgeard, psicologa della facoltà di Medicina di Harvard, che ha condotto una lunga ricerca sulla crescita post-traumatica.
Dicendo tutto questo, NON voglio neanche semplificare l’entità e il peso di certe esperienze negative. Il cancro, le malattie degenerative, la perdita di un figlio, la morte violenta di una persona cara, le scomparse di persone o cose importanti a seguito di una catastrofe naturale o di un atto terroristico o di una guerra, un abuso hanno sicuramente un’incidenza differente e enorme sulle nostre fragili vite e sulla nostra psiche.
Ma anche da queste si può rialzare la testa, anche in mezzo a tanto dolore si possono ritrovare le energie e le risorse per ricominciare. Se non da soli, chiedendo magari l’aiuto di un professionista.
La cosa importante è: NON MOLLARE. NON FERMARSI. NON ISOLARSI. NON LASCIARSI VINCERE. COMBATTERE perché, come diceva la ragazza con cancro: “Ho imparato che non si deve morire prima di morire veramente”.