Che cosa significa: “influenzamento”?
Dal vocabolario: condizionamento dell’atteggiamento o del comportamento altrui.
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Sei consapevole di che cosa influenza i tuoi pensieri?
E i tuoi comportamenti?
Essere consapevoli di ciò che condiziona il nostro modo di pensare e di agire è fondamentale per difenderci e tutelarci ma anche per essere più sicuri di noi stessi.
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Come si combatte questo condizionamento?
Con quello che in Psicologia si chiama Pensiero Critico (Critical Thinking). Con tale termine si vuole indicare un processo mentale che consiste nell’analizzare e valutare obiettivamente le informazioni che si hanno a disposizione. Tali informazioni possono essere ottenute tramite l’osservazione, l’esperienza, il ragionamento e la comunicazione.
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A che cosa serve il Pensiero Critico?
Il Pensiero Critico è importante perché aiuta a ragionare con la propria testa, analizzando in modo oggettivo le informazioni che possediamo o le situazioni che ci troviamo ad affrontare, cercando di non farci influenzare o condizionare troppo dalla paura di sbagliare o dai giudizi e dai comportamenti degli altri.
Di fronte a scelte importanti, come quelle legate al proprio futuro, saper utilizzare tale forma di pensiero permette di osservare o decidere considerando le cose da più punti di vista ed essendo analitici.
Il Critical Thinking permette quindi di: porsi le giuste domande, risolvere problemi, arrivare a decisioni ben valutate, corrispondenti ai propri desideri o bisogni, rispettose dei propri valori. E’ un’arma in più per difendersi dalla manipolazione, l’illusione, l’influenzamento. Tutela dal dubitare di se stessi e delle capacità personali. Aumenta l’autostima e l’autoefficacia.
A giovarne, infine, è il benessere personale.
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Come sviluppare il Pensiero Critico
Il Pensiero Critico è molto importante nella vita di tutti i giorni e andrebbe allenato sin da bambini.
Quali strategie possono essere utilizzare per educarlo nei più piccoli?
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1. Viva i PERCHE’?
Ben vengano i millemila “perché?” dei bambini, anche se a volte forzano un pochino la pazienza di noi adulti. Quando ci chiedono il motivo di certe cose che accadono, stimoliamoli a cercare loro una risposta con: “E secondo te perchè..?”.
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2. Invitiamoli ad OSSERVARE
I bambini sono degli ottimi osservatori. “Sfrutta” questa loro capacità per aiutarli a cogliere le giuste informazioni dal mondo che li circonda.
Giocare, ad esempio, al Detective Holmes per cercare i migliori indizi per rispondere ad una domanda potrebbe essere un’ottima scusa.
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3. Il CONFRONTO positivo
Mettere a confronto pensieri, oggetti, situazioni permette di imparare ad analizzare e comprendere somiglianze e differenze. Ad esempio: “In che cosa si somigliano e si differenziano un pennello da una penna?”.
Ricordiamo ai bambini che hanno 5 aiutanti speciali per questo scopo: i loro sensi.
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4. La DISCUSSIONE che fa crescere
Tale possibilità permette di assimilare meglio le informazioni, ragionarci e trarre conclusioni.
A questo scopo, può essere stimolante lasciar liberi i bambini di raccontare una favola ascoltata o un avvenimento a cui hanno assistito. Fare delle domande inerenti li aiuta a focalizzarsi su dei dettagli e a fare deduzioni.
Esempio: “Secondo te perché la strega ha fatto questo?”.
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5. Trova tu la giusta CONCLUSIONE
Lasciare un racconto aperto permette ai bambini di utilizzare l’immaginazione e il problem solving per trovare la conclusione più coerente o comprendere le conseguenze delle proprie azioni.
Invitateli con domande tipo: “E dopo questo, che cosa pensi potrebbe accadere?/Se facessi così, che cosa pensi potrebbe succedere?”.
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6. INSIEME è meglio
Condividere le idee che si hanno e apprendere quelle degli altri aiuta i bambini ad ampliare o a rafforzare il proprio punto di vista [a questo proposito rimando agli effetti positivi della Cooperative Learning].
Con quelli più grandi si può creare un dibattito su un argomento di loro interesse, creare un brainstorming o un circle time.
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7. I ROLE PLAYING
Utilizzare i role playing permette di rappresentare scene di vita quotidiana, immedesimarsi in problemi o difficoltà conosciuti dai bambini e ingegnarsi per trovare strategie e soluzioni. E’ utile anche scambiarsi di ruolo quando si mettono in scena queste rappresentazioni.
Esempio: “Tu (bambino) fai il maestro e io (adulto) faccio lo studente”.
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Psicologa Silvia Mimmotti