TEMPER TANTRUM.
Si utilizza il termine inglese “temper tantrum” per indicare gli scoppi di ira e le violente reazioni emotive che i bambini spesso mettono in atto soprattutto in reazione alla frustrazione.
Come sarebbe bene reagire per aiutare il bambino?
Con calma, cercando di rassicurarlo, senza fomentare la rabbia con ulteriori urla. E’ importante che il genitore rimanga fermo sulla propria posizione, sia con i gesti (evitare carezze, baci, sguardi dolci) sia con le parole in modo da non confondere il bambino. Controproducente: soffermarsi in lunghe spiegazioni, isolarlo ‘finché non si è calmato’, dargli ultimatum per farlo smettere. Anche in questa occasione, è importante capire se, alla base, ci sia una banale stanchezza o la richiesta di attenzione.
CAPRICCI DA SEPARAZIONE.
Spesso, un capriccio quando è il momento del distacco dai genitori, esprime un disagio.
Si pensi a quando i genitori lasciano il bambino dai nonni o con la maestra ed egli inizia a “lagnarsi”. Al loro ritorno, gli adulti rimangono male quando, anziché con gioia, sono accolti da reazioni altrettanto rabbiose/ansiose.
Che cosa potrebbe aiutare il bambino?
I genitori non dovrebbero reagire negativamente ma lasciare che il bambino si sfoghi e rivolgersi a lui con parole dolci, facendogli capire che è compreso ma che il suo comportamento reca loro dispiacere.
CAPRICCI PER DORMIRE.
Anche l’ora del riposo può costituire una situazione di separazione a cui il bambino è normale che possa reagire facendo capricci.
I più piccoli vanno rassicurati, contenuti e aiutati sia stabilendo una routine (scegliere insieme i ‘riti’. Es: tutte le sere si va a dormire alla stessa ora dopo aver messo il pigiamino, letto una favola e fatte delle coccole) sia aiutandosi con degli ‘oggetti transizionali’ (peluche, copertina, sonagli, …) che favoriscono il distacco e l’abbandono al sonno.
Non è utile farlo addormentare prima nel lettone per poi spostarlo nella sua cameretta. A parte occasioni eccezionali (es: malattia), tale comportamento crea confusione nel bambino e disturba il sonno.
CAPRICCI PER MANGIARE.
Il momento dei pasti è un incubo per molti genitori. Non tutti i bambini amano mangiare o hanno gusti semplici, assecondarli non è educativo né salutare.
Allo stesso modo, obbligarlo a mangiare quando rifiuta di farlo è controproducente.
La cosa migliore sarebbe: offrirgli il cibo preparato, se non lo mangia, abituarlo ad aspettare fino al pasto successivo. E’ inutile, anzi dannoso, che l’adulto si prodighi in cucina per proporre 100 piatti differenti pur di far mangiare qualcosa al figlio!
CAPRICCI PER LAVARE I DENTI.
Ci sono bambini che passano minuti e minuti a spazzolarsi i denti ed altri, i più, che non ne vogliono proprio sapere e mettono in atto scenate allucinanti.
Come aiutarli?
Il genitore potrebbe farlo invitandolo ad utilizzare il semplice ditino bagnato da passare sopra i denti. Una volta abituato a questo, si può usare lo spazzolino magari servendosi prima di quello da dito.
La strategia del “giocare” con lo spazzolino potrebbe essere un modo per rendere questa abitudine igienica una routine piacevole sia per grandi che per piccini.
CAPRICCI PER IL PANNOLINO.
L’uso del pannolino e lo “spannolinamento” possono rappresentare altri motivi di frequente nervosismo tra genitori e figli.
Il momento in cui si toglie il pannolino, in particolare, costituisce un momento delicato quanto importante nella crescita del bambino e per questo i genitori dovrebbero affrontarlo con la massima attenzione, impiegando tutta la pazienza di cui sono capaci.
Alcuni suggerimenti:
-provare a togliere il pannolino in estate, meglio sarebbe al mare;
-utilizzare indumenti senza bottoni e che facilmente il bambino può sfilare da solo;
-non mettere fretta al bambino e rispettare i suoi tempi, incoraggiandolo e consolandolo quando si farà la pipì addosso;
-non avviare questa fase in prossimità di altri eventi stressanti (es: nascita di un fratellino, trasloco, lutto, malattia);
-utilizzare materiale ludico su cui il bambino possa proiettare le sue ansie, i tentativi, le frustrazioni e i successi (es: bambola, peluches, mutandine colorate, riduttori/vasini accattivanti);
-non essere parchi nel fare i complimenti;
-non rimanere male, non abbattersi e soprattutto non dimostrarlo se, anche dopo diverse volte che il piccolo fa la pipì nel vasino/water, tornerà a farsela addosso.
E’ altrettanto utile parlare con il bambino di pipì e cacca, leggere insieme dei libri sull’argomento e soddisfare tutte le sue curiosità in proposito. L’esempio sull’utilizzo del bagno da parte dei genitori è un altro importante insegnamento.
CAPRICCI PER LA NASCITA DI UN/A FRATELLINO/SORELLINA.
Perdere il primato nelle attenzioni dei genitori può essere traumatico per il bambino, meglio prepararlo e lavorare sui suoi timori il più presto possibile quando si sa di aspettare un altro figlio.
E’ importante renderlo subito partecipe della prossima nascita del fratellino/sorellina quando si è all’inizio della gravidanza in modo da fargli comprendere il cambiamento fisico della mamma e il processo di gestazione.
E’ poi fondamentale parlargli del “nuovo bambino” in maniera realistica e non solo come un “perfetto compagno di giochi”. Fare riferimento a episodi e modi di fare del primo figlio per spiegargli realisticamente, gli aspetti positivi e negativi, dell’avere un fratello.
Una volta nato il secondogenito, uno dei motivi di conflitto potrebbe sorgere per la condivisione degli spazi e dei giochi, oltre che dell’affetto degli adulti. Se però i genitori riescono a coinvolgere il figlio maggiore nella suddivisione degli spazi e nella scelta dei giochi da condividere, egli si sentirà più attivo e si separerà con meno difficoltà dai suoi oggetti.
I genitori potrebbero, nei mesi prima del parto, cambiare alcune routine in vista dell’arrivo del ‘secondo’ bambino in modo da abituare gradualmente il primogenito.
CAPRICCI CON I FRATELLI.
Diventato grande il secondogenito, i bisticci tra fratelli potrebbero diventare la prassi. La cosa migliore sarebbe non intervenire nei loro conflitti (se non per evitare che si facciano male) in modo che si abituino a “cavarsela da soli”. Nel caso in cui i genitori si trovassero costretti a farlo, sarebbe meglio non prendere le difese di nessuno (a meno che non sia necessario) e offrirsi di ragionare insieme su come risolvere il problema.