Ecco a voi l’ HOMUNCULUS!
Lo so, non è un ometto molto carino ma è davvero importante.
Andiamo a vedere perché.
È una caricatura distorta e buffa (da qui il termine “omuncolo”) che, sebbene non rappresenti le reali proporzioni anatomiche dell’uomo, è una fedele riproduzione dell’abilità sensoriale dell’essere umano.
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Homunculus somatosensoriale e motorio
Esistono due homuncoli: uno somatosensoriale (che è quello di cui principalmente vorrei parlare) e l’altro motorio.
L’homunculus somatosensoriale è la mappa visiva di come le diverse parti del corpo sono rappresentate a livello corticale. Le varie parti del corpo dell’homunculus sono tanto più grandi quanto maggiore è la loro importanza ai fini della percezione sensoriale.
Per esempio, come si può vedere dal nostro amico nell’immagine sopra, il viso è molto più grande in confronto alla parte posteriore del capo. Questo perché ci sono delle notevoli differenze nella densità dell’innervazione: quanto più una certa area è innervata, tanto più grande risulta la sua rappresentazione a livello corticale. Mani, bocca e piedi sono le zone con più recettori cutanei quindi più grandi nell’homunculus.
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Gli studi
Negli anni ‘30, tramite l’utilizzo di tecniche elettrofisiologiche, furono svolti i primi studi sugli animali per cercare di comprendere la rappresentazione corticale del sistema somatosensoriale. Tale sistema è quello che ci permette di cogliere le sensazioni provenienti dal tatto (la pressione, la consistenza, la temperatura e il dolore).
Fu poi il dott. Penfield, neurochirurgo del Canada, a compiere per la prima volta questi studi anche sull’uomo e a tracciare la mappa della rappresentazione neurale del corpo evidenziata nella corteccia somatosensoriale (l’homunculus appunto).
Successivamente si fece la stessa cosa per la parte motoria.
L’homunculus motorio è la mappa che riproduce invece lo schema corporeo dell’uomo e segue le stesse regole di quello sensoriale: più grande è la dimensione della parte del corpo raffigurata, maggiore è la relativa precisione e finezza del movimento.
Psicologa Silvia Mimmotti