Quando si aprono gli occhi,
i sogni – le gioie o le paure – la forza o le fragilità –
si trasferiscono tra le righe di un libro
o si imprimono nelle immagini di un film
e tra le note di una canzone

La Psicologia è comprensione, approfondimento, scoperta e riscoperta, riflessione, narrazione, percorso, emozione, sostegno, ascolto, elaborazione, osservazione, relazione, analisi, pensiero, comportamento, debolezza, cambiamento, passaggio, comunicazione, racconto, attenzione, dolore…
Per tutto questo possono esserci di aiuto film, canzoni, poesie, libri.
Ho deciso infatti di dedicare uno spazio specifico a tutto questo per riflettere insieme a voi, emozionarci, muovere curiosità e dubbi, imparare a mettersi in ascolto e prendersi del tempo per se stessi.
Mi rivolgerò sia agli appassionati di questi contenuti che a colleghi o educatori e professionisti sanitari con riferimenti a materiale specifico.

I suggerimenti di ognuno di voi possono essere utili e occasione di crescita e confronto. Chi volesse può scrivermi e proporre aggiunte o miglioramenti.

– Sarà una sezione in continuo aggiornamento –

Buona visione! Buon VIAGGIO!

 

 

Passatempo
“PATCH ADAMS”, regia di Tom Shadyac (1998) – «Se si cura una malattia, si vince o si perde; ma se si cura una persona, vi garantisco che si vince, si vince sempre, qualunque sia l’esito della terapia». Hunter Patch Adams ci insegna questa fondamentale differenza per tutto il film, irriverente e a tratti emozionante, attraverso la simpatia e la bravura dell’attore Robin Williams. Quella del protagonista è una lotta contro la freddezza della medicina che, troppo spesso, riduce la persona ad un “caso clinico” o -peggio- ad un numero.
“RAGAZZE INTERROTTE”, regia di James Mangold  (2000) – [Film a tratti duro quanto lo è la realtà] Cos’è la “normalità” e chi è “normale”? Forse in questa pellicola dovremmo farci delle domande proprio rispetto a coloro che si nascondono dietro un camice e si arrogano il diritto di etichettare certe ragazze come ‘interrotte’. Sarà invece semplice affezionarci a Susan, la protagonista (interpretata da una bravissima  Winona Ryder), l’unica tra le tante ragazze ricoverate al Claymore Hospital per malattie mentali, che riuscirà ad uscirne. Imparerà a conoscere se stessa e ad affrontare con più serenità la propria vita, accettando piano piano il fatto di essere una borderline.
“MASTERS OF SEX” – serie tv, da un’idea di Michelle Ashford (2013) – La serie ha come protagonisti Micheal Sheen e Lizzt Caplan, che interpretano i pionieri dello studio della sessualità umana, ossia il sessuologo William Masters e la psicologa Virginia Johnson. Le loro ricerche segnano l’inizio della rivoluzione sessuale.
• “HER”, regia di Spike Jonze  (2013) – «L’amore ai tempi di una solitudine affollata», si legge sul sito di State of Mind. Il regista incentra il film su una storia d’amore di un uomo, Theodore che, dopo essere stato lasciato dalla ragazza, crea una relazione con Samantha, un’intelligenza artificiale. Una pellicola che non scade nella classica critica alla tecnologia e non si concentra su cosa essa rischi di fare all’uomo ma di come l’essere umano si trasformi di fronte ad essa.
“LA TEORIA DEL TUTTO”, regia di James Marsh (2014) – Protagonisti: Stephen Hawking, che pietra miliare nella storia della scienza, e sua moglie Jane. Lui vuole elaborare la formula matematica che possa dare un senso complessivo a tutte le forze dell’universo, la “teoria del tutto” appunto. Ma, a guidare il film, sono altre due forze che governano altrettanto l’universo: l’amore e la morte, questa esemplificata nella malattia neurologica che porta lo scienziato al graduale decadimento muscolare e lo confina su una sedia a rotelle. Nelle scene di questo film, si sfidano anche la fede di Stephen per le sole verità dimostrabili e quella di Jane per Dio.
“PERFETTI SCONOSCIUTI”, regia di Paolo Genovese (2016) – «Ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta» affermava Gabriel Garcia Marquez. Ai nostri tempi, quest’ultima, è custodita (o forse no?) nei nostri smartphone. Cosa potrebbe succedere se un gruppo di amici decidesse di fare un gioco mettendo tutti i cellulari sul tavolo e leggessero i messaggi in arrivo a voce alta? Siamo tutti fragili dietro allo smartphone.
“LA PRIMA COSA BELLA”, regia di Paolo Virzì (2010) – Centrale è la figura di Anna, libera e priva di pregiudizi, che vive in uno stato di perenne disponibilità nei confronti della vita offrendo agli uomini quello che può e ai figli quello che sente. Ma un figlio non sempre capisce cosa un genitore è portato a fare perché lo ama. Il mestiere di ‘genitore’ come quello di ‘figlio’ non ce lo insegna nessuno, se non la vita.


Didattici

“L’ATTIMO FUGGENTE”, regia di Peter Weir (1989) – Anni ’50, Stati Uniti. In un severissimo collegio maschile arriva un nuovo docente, John Keating. Questo professore inizia a sovvertire l’ordine di insegnamento tradizionale suscitando l’ovvio stupore degli studenti. Lentamente riesce ad entrare nei loro cuori facendosi portatore del messaggio oraziano sintetizzato nella celebre frase: «Carpe diem! Cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita». La pellicola è una condanna all’ipocrisia dei benpensanti e a tutti coloro che tarpano le ali ai sogni dei giovani «Io vivo per dominare la vita non per esserne schiavo!»
“THE DOCTOR”, regia di Randa Haines (1991) – Jack è un medico giovane e molto capace che però non ha un buon rapporto con i pazienti. Scoperto di avere un tumore alle corde vocali diagnosticato da una collega poco umana e distaccata con i pazienti come lui, Jack capisce di essere passato “dall’altra parte”, quella dei pazienti appunto.  Sarà solo con questo ‘passaggio’ che capirà una cosa fondamentale: «I dottori passano un sacco di tempo a studiare i nomi latini delle malattie che i pazienti hanno. Devono imparare qualcosa di più semplice ma importante. I pazienti hanno tutti un nome e si sentono impauriti, imbarazzati e vulnerabili».
“BILLY ELLIOT”, regia di Stephen Daldry (2000) – «In ognuno di noi c’è un talento che aspetta di essere tirato fuori». Un film di formazione e trasformazione, che segue la crescita del protagonista e degli altri personaggi. Perseguire i propri obiettivi cercando di essere sempre se stessi, non è facile. Non dimentichiamo che siamo nel 1984, in un paese minerario dell’Inghilterra tatcheriana e il protagonista è un adolescente il cui sogno è quello di diventare un ballerino.
“THE EXPERIMENT” [titolo originale: Das Experiment], regia di Oliver Hirschbiegel (2001) – Cattivi si diventa, non si nasce. Il contesto ha un’importante influenza sul nostro modo di comportarci e maggiore rispetto a quanto potremmo pensare. Non ci credi? Guarda questa pellicola -molto cruda- in cui il regista  riprende il famoso esperimento realmente condotto alla Stanford University dallo psicologo statunitense Zimbardo nel 1971. L’esperimento (conosciuto anche con il nome di “Effetto Lucifero”), nel film come nella realtà, fu sospeso per gli sviluppi violenti che si crearono. 

• “KILL ME PLEASE”, regia di Olias Barco (2010) -Il Dr. Kruger vuole dare un senso al suicidio creando una struttura terapeutica dove, questo gesto, sia considerato un atto consapevole ma è veramente possibile controllare la propria morte e quella altrui? Questa domanda fa da fil rouge a questa particolare commedia noir, girata in bianco e nero, che a tratti regala un sorriso e, in altri, si fa sentire in tutto il suo gusto amaro. Il bisogno assoluto di controllare gli eventi porta a illuderci di poter gestire anche la nostra sofferenza evitandola anziché affrontandola e cercando di capire cosa l’ha generata.
“AMOUR”, regia di Micheal Haneke (2012) – E’ la penultima fatica del regista austriaco. La pellicola prende forma mano a mano che la perde l’anziana protagonista, colpita da ictus e accudita dal marito. Film straordinario e disperato nel quale non viene risparmiato niente allo spettatore. La morte, il dolore, la malattia e la vecchiaia vengono trattati con garbo ma anche con immensa forza, facendo capire che essi sono drammi che si imprimono fino nell’anima e non solo nel corpo di chi li vive. L’unico spiraglio che concede il regista ai suoi personaggi, è racchiuso nel titolo: l’Amore. 
“STILL ALICE”, regia di Richard Glatzer (2014) – Alice Howland è moglie, madre e professoressa di linguistica alla Columbia University di New York. Ha una bella vita, una carriera riconosciuta e tanti ricordi. Fino a che la diagnosi di Alzheimer non le cancellano passato,  presente e futuro. Julianne Moore interpreta con garbo e perfezione la parte, immergendoci nel mondo doloroso .. ingrato .. nebuloso delle persone che soffrono di Alzheimer e dei loro familiari. 
“CAPITAN FANTASTIC”, regia di Matt Ross (2016) – Siamo sicuri che l’educazione impartita dall’alto e nozionistica possa essere la migliore per “gli adulti del domani”? Il regista propone un film intelligente e toccante che, sotto la facciata un po’ esagerata e hippie, pone al centro il tema dell’educazione. Il film propone un padre sui generis interpretato da Viggo Mortensen che cerca di crescere i 6 figli lontani dalla società dei consumi e dei media ma in mezzo alla naturali e li abitua a mettere in questione ogni cosa e ad esprimere il loro punto di vista. Ma potranno resistere in un mondo conformista che non ama la libera diversità?


Per bambini (e non solo)
“LA STORIA INFINITA”, regia di Wolfgang Petersen (1984) – Un ragazzino, un libro, il desiderio di fuggire dalla realtà con l’immaginazione ma, soprattutto, una scelta: perdersi fantasticando per vivere i propri desideri e trovare la forza per superare prove complesse; o usare questa fantasia per isolarsi da tutto e tutti. Cosa sceglierà il piccolo Bastian? Aiuterà il protagonista del libro, il giovane Atreyu, nella sua lotta affinché il “Nulla” non distrugga il “Tutto”?
“ALLA RICERCA DI NEMO” film d’animazione della Pixar Animation Studios (2003) – Un moto di ribellione e un rocambolesco viaggio fino a P. Sherman 42 Wallaby Way Sydney, come possono incidere nella relazione tra Nemo -un simpatico
 pesce pagliaccio dalla pinna atrofica, figlio alla ricerca di autonomia e libertà- e un timoroso Marlin -padre vedovo e iperprotettivo- ?
 “E.T. L’EXTRATERRESTRE”, regia di Steven Spielberg (1982) – Film di fantascienza, dolce, simpatico, riflessivo; vincitore di 3 premi Oscar e 2 Golden Globes che non perde smalto nonostante passino gli anni. Le tematiche affrontate nel film sono tante: rapporto genitori-figli, rapporto con il “diverso”, amicizia, .. Ma il più importante, nonché il punto forza della pellicola: la contrapposizione tra la razionalità (e a volte la violenza) tipiche degli adulti e la fantasia-naturalezza-accettazione incondizionata,  classiche dei bambini. Quale delle due riuscirà a trionfare, arrivando persino a compiere il famoso volo in bicicletta (scena ormai entrata nella storia del cinema)?
 “LA CITTA’ INCANTATA”, regia di Hayao Miyazaki (2001) – E’ uno dei film più belli dello Studio Ghibli ed è il primo e unico anime giapponese a vincere l’Oscar. La pellicola è una metafora della vita, della crescita e della perdita presentate sotto forma di fiaba fruibile a tutti. E’ un percorso iniziatico quello che, la piccola Chihiro protagonista del cartone, è chiamata a compiere nelle terme degli spiriti della strega Yububa; lei,  innocente, deve riuscire a resistere alle trappole dello spirito Senza Volto che cerca di avvicinarla offrendole denaro.
• “UN PONTE PER TERABITHIA”, regia di Gabor Csupo (2007) – Terabithia esiste ma, come viene subito chiarito, solo nella mente e nell’anima dei due protagonisti, Leslie e Jess. Tutto sembra magico, gioioso e rassicurante ma, come nella vita, all’improvviso vira nel dramma della morte che spezza l’incanto dell’infanzia. Il pregio del film è quello di saper utilizzare un’infinità di linguaggi e di trasportare, giovani e meno giovani, dalla fantasia alle riflessioni più profonde. E’ una pellicola che parla con sincerità e verità del valore dell’amicizia che, per non fare male, non deve chiudersi in se stessa ma, piuttosto, deve puntare ad essere “ponte” verso gli altri.
• “IL PICCOLO NICHOLAS E I SUOI GENITORI”, regia di Laurent Tirard (2009) – La vita raccontata attraverso gli occhi, la bocca e la mente del protagonista, Nicholas, e dei suoi compagni di scuola. Chi ha detto che i più piccoli vivono senza pensieri? E il dramma di un fratellino/sorellina in arrivo che potrebbe strappare l’amore e il tempo dei genitori, dove lo mettiamo? Da sfondo al plot centrale, una Francia “sui generis” degli anni cinquanta che guarda con un sorriso alle bravate e alle incomprensioni dei ragazzi e degli adulti.
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“KIRIKU’ E LA STREGA KARABA’”, regia di Michael Ocelot (1999) – Film dalle tinte e i canti africani, affronta diverse tematiche: l’infanzia, il rispetto dell’acqua, la contrapposizione tra bene e male, l’esaltazione del coraggio e il desiderio innato di rispondere ai perché di ogni cosa. Kirikù è la voce della coscienza libera dai condizionamenti, che “sa quello che vuole” e che si confronta continuamente con la strega Karabà, la quale osserva con curiosità quel bambino così sicuro di sè e forte. Kirikù affronta la strega con le sue sole possibilità e con l’intelligenza, senza ricorrere alla magia ricordandoci che la soluzione è sempre dentro di noi, basta darsi il tempo per cercarla [cosa che ripete sempre a se stesso, anche nei momenti più ardui «Fino ad ora mi sono sempre fatto venire qualche idea: riflettiamo!»].