Continuiamo ad affrontare insieme il problema dei giudizi e dei luoghi comuni nei confronti dei Disturbi Specifici e dei bambini/ragazzi con queste problematiche.
7 SENZA DIAGNOSI NON SI PUO’ FARE NULLA
FALSO. Gli insegnanti sono tenuti a conoscere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e le loro caratteristiche in modo da poter rilevare negli allievi eventuali indicatori di difficoltà. Se hanno qualche sospetto, possono segnalare il problema ai genitori. Il lavoro di segnalazione degli educatori è fondamentale per partire in maniera tempestiva con una valutazione e, se necessario, con un intervento.
Pertanto, non si sta chiedendo agli insegnanti di fare diagnosi bensì di osservare e saperlo fare.
I sintomi precoci dello sviluppo di un DSA possono essere: ritardo nel linguaggio; confusione delle parole che hanno una pronuncia simile; difficoltà di espressione, di identificare le lettere e i suoni associati alle lettere; familiarità per quanto concerne problemi di lettura e scrittura; lettura ad alta voce molto stentata, errori ortografici, difficoltà col sistema dei numeri e del calcolo.
Il genitore, allo stesso modo, è una figura fondamentale nell’osservazione del bambino. E’ opportuno che conosca i segnali importanti e predittivi dello sviluppo di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Per questo, egli deve considerare se: il bambino comincia a parlare con ritardo e se frequentemente pronuncia in maniera errata tante parole e se questi errori perdurano fino ai 4-5 anni.
8 DSA = NIENTE PROSPETTIVE FUTURE
FALSO. Errore altrettanto comune, purtroppo, e spesso legato al concetto espresso al punto 6. Chi ha un DSA ha le stesse possibilità di formazione, lavoro, crescita e realizzazione di tutti gli altri bambini e ragazzi. Ha intelligenza nella norma [vedi punto 2], ha tante altre capacità e potenzialità e, se sostenuto adeguatamente in relazione alla sua difficoltà specifica, può acquisire le strategie che gli permettono di sopperire ad essa.
9 DSA = INSEGNANTE DI SOSTEGNO?
NO. L’insegnante di sostegno a scuola è previsto dalla Legge n.104 del 1992 che riserva tale aiuto a tutti quegli alunni che hanno un handicap fisico, sensoriale o psichico (incluso il ritardo cognitivo) tale da rappresentare una disabilità. Solo in questi casi la scuola ha l’obbligo di garantire l’insegnante di sostegno.
Il DSA non è un handicap ma un disturbo che non pregiudica l’intelligenza nè le attività del soggetto pertanto non ha diritto alla legge 104/92.
I bambini e ragazzi con DSA sono tutelati dalla legge n. 170 del 2010 che prevede per loro l’utilizzo di misure “compensative” e “dispensative” personalizzate (di cui abbiamo trattato nel precedente approfondimento).
10 ORA SONO TUTTI DISLESSICI!
FALSO. In Italia, sebbene i numeri ci dicano che quasi 3 alunni su 100 hanno un DSA, sappiamo anche che le percentuali sono sottostimate. Tuttavia, il luogo comune a cui ho fatto cenno, dipende dalla maggiore sensibilizzazione ed informazione circa i Disturbi Specifici, successivi anche alla Legge 170/2010 e al conseguente aumento di segnalazioni e diagnosi.
11 TUTTI I BAMBINI/RAGAZZI CON DSA SONO DISLESSICI
FALSO. E’ possibile che ci sia COMORBILITÀ. Il termine indica che dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia possono (ma non è sempre così!) presentarsi insieme. Ossia, a volte, un soggetto può avere più disturbi specifici insieme.
12 NON PARLI BENE = SEI DISLESSICO
FALSO. Quante volte, tra amici, quando uno si intreccia nel parlare, lo si schernisce dicendo: non sarai mica dislessico??!!
E’ piuttosto fastidioso e poco delicato utilizzare appellativi simili, in tono scherzoso, quando molte persone soffrono per un Disturbo Specifico. Cosa ancora più importante però: un DSA non è un Disturbo del Linguaggio!
Avere la dislessia non significa non saper parlare bene, significa piuttosto: avere un deficit nella velocità e nell’accuratezza della lettura. Viene compromessa pertanto la comprensione.
Dott.ssa Silvia Mimmotti, Psicologa e Dott.ssa Nellia Arciuolo, Psicologa dell’Età Evolutiva
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