E’ stato un anno complicato, soprattutto nei mesi primaverili ma l’ultima campanella sta per suonare.
Essendo una tutor dell’apprendimento, seguo diversi bambini e ragazzi, sono in contatto con le loro famiglie, collaboro con le scuole e ho potuto vivere con loro questo periodo, particolare e caotico, di DIDATTICA A DISTANZA.
Nella mia esperienza, ho riscontrato che, purtroppo, la scuola non si è sempre saputa adeguare alle necessità che i tempi richiedevano.
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Credo che la tecnologia dovrebbe sempre più agevolare l’apprendimento ma, forse, non sappiamo ancora utilizzarla al meglio.
Ho notato che alcune proposte scolastiche, a volte, non andavano di pari passo con le possibilità evolutive degli studenti o faticavano a seguire le accortezze e le indicazioni dei PDP e dei PEI.
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Si è arrivati a richiedere ore e ore di lavoro davanti ai dispositivi digitali quando, fino a 4 mesi fa, l’utilizzo degli stessi era criticato e ostacolato.
Molti alunni hanno lamentato difficoltà a rimanere concentrati davanti ad uno schermo per lungo tempo, in ambienti e con persone che non sempre rendono possibile l’apprendimento. Non dimentichiamo che anche gli adulti, spesso, si sono ritrovati a lavorare in casa (in smartworking) “lottando” per usufruire della rete Wi-Fi, per avere il computer e uno spazio disponibile.
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Con la didattica a distanza è stato sacrificato anche il linguaggio non verbale: il contatto visivo, la gestualità, la postura, ecc costituiscono più della metà della comunicazione e sono parte integrante della relazione e dell’attenzione.
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A volte ci si è preoccupati maggiormente delle modalità da adottare per portare avanti il programma e per ottenere le valutazioni, piuttosto che pensare alle difficoltà che insegnanti e famiglie stavano vivendo.
Forse si è persa l’occasione per esprimere un giudizio sull’alunno che potesse andare “un pochino oltre” il solito compito in classe o l’interrogazione.
Con questo post NON voglio attaccare la scuola e gli insegnanti. Il mondo scolastico si è trovato in una situazione d’urgenza e di emergenza, come tutto il Paese, ed ha cercato di organizzarsi come meglio ha potuto e in tutta fretta. E’ inoltre indubbio che anche per i professori sia stato sicuramente molto impegnativo trasferire l’intero lavoro su pc e piattaforme digitali!
Vorrei ringraziare per quanto è stato fatto ma desidero anche mettere l’accento sul tanto lavoro e sforzo compiuto dai ragazzi, soprattutto da coloro che avrebbero bisogno di una attenzione in più.
Mi auguro che l’anno scolastico prossimo possa essere diverso e che, questi mesi, siano serviti per improntare ed organizzare al meglio il lavoro futuro. La FAD (formazione a distanza) può essere uno strumento validissimo per l’apprendimento se dosata, conosciuta ed utilizzata adeguandola all’obiettivo e all’utenza.
Psicologa Silvia Mimmotti