Se io ora ti chiedessi quali sono esattamente le sensazioni e i pensieri relativi al qui ed ora, sapresti dirmeli?
Come stai?
Come sta il tuo corpo?
A che cosa stai pensando?
Sei consapevole del tuo presente?
Spesso nei miei post parlo di “consapevolezza”. Essa è fondamentale nel percorso con uno psicologo, come spinta al cambiamento e per favorire il benessere personale.
Forse ho dato un po’ troppo per scontata questa parola.
Oggi è il giorno giusto per capire di che cosa si tratta.
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Che cos’è la consapevolezza
La parola deriva da ‘con+sapere’ ovvero essere a conoscenza di qualcosa, rendersi conto di qualcosa.
Nello specifico: è lo stato mentale che ci permette di osservare, obiettivamente e senza giudizio, noi stessi e ciò che ci accade. È la capacità di “stare nel momento presente”, nel qui ed ora, appunto.
In questo modo è possibile porre maggiore attenzione alla ricchezza del presente, alla pienezza del vivere cogliendone tutti gli aspetti positivi e negativi. Il dolore e la sofferenza fanno parte del presente e non vanno evitati ma ascoltati, affrontati per poi essere capaci di accoglierli ed accettarli. Solo “guardandoli in faccia” si può davvero lavorare su di essi e imparare a gestirli.
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È importante vivere il presente
Vivere il presente è la capacità di assaporare, apprezzare ed essere grati per ciò che accade nel momento stesso in cui ne siamo consapevoli. In questo modo possiamo concentrare emozioni e mente su quanto stiamo vivendo.
Questo non significa annullare il passato o rinunciare ad una progettualità futura!
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Perchè la consapevolezza è importante in psicologia
Prendendo coscienza di qualcosa, la si conosce e comprende oppure la si può modificare.
In questo modo quindi, nel percorso terapeutico, “diventare consapevoli” permette di rendersi conto di pensieri/emozioni/comportamenti e di diventare parte attiva nel processo di cambiamento.
Faccio un esempio. In caso di attacco di panico, la persona presenta una serie di stati mentali (“Sto per morire/Ho un infarto!”), emotivi (ansia) e corporei (tensione, tremolii, ‘fiato corto’, palpitazioni, sudorazione, ecc) che le provocano disagio. Essere consapevoli della respirazione di quel preciso momento (solitamente toracica) potrebbe aiutare il soggetto ad agire su di essa per rallentarla e renderla profonda (cioè diaframmatica). In questo modo si ridurrebbero la frequenza cardiaca, la sensazione di ‘mancanza di aria’ e la tensione muscolare. Rendendosi conto di riuscire a respirare meglio, suderebbe meno e annullerebbe la paura di morire o di avere un infarto.
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La consapevolezza si apprende
Grazie a relazioni empatiche, positive ed accudenti sin da bambini si sviluppa un certo grado di sicurezza interna che favorisce la consapevolezza di noi stessi e degli altri.
Essa può essere esercitata anche con l’aiuto di uno psicologo oppure con semplici esercizi di meditazione, grazie a tecniche quali la Mindfulness, il Tai-Chi e lo yoga.
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Qualche accenno alla Mindfulness
Mindfulness è la traduzione inglese della parola Sati che, in lingua Pali, significa proprio “consapevolezza/attenzione consapevole”.
Con il termine ‘consapevolezza’ nella meditazione si intende uno stato mentale vigile che permette di osservare lo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento.
Riprendendo le parole di Kabat-Zinn, medico statunitense e fondatore della prima Clinica per la riduzione dello stress basata sulla coltivazione della Consapevolezza in Massachusetts, la Mindfulness permette di «prendere coscienza e vivere in armonia con se stessi e il mondo intero. Comporta l’auto-indagine, la messa in discussione delle nostra visione del mondo, della posizione che vi occupiamo e l’apprezzamento della pienezza di ciascun momento della nostra esistenza. Soprattutto, riguarda il mantenimento del contatto con la realtà».
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La consapevolezza è l’osservatore senza tempo. Quando tutti i pensieri e le emozioni sono in silenzio ciò che rimane è la consapevolezza.
Cit.
Psicologa Silvia Mimotti