Stare vicino a chi ha una diagnosi oncologica non è facile.
Di fronte a chi soffre, le persone riportano i medesimi vissuti:
paura (per se stess* o l’altr*), rabbia (verso se stess*, l’altr*, la medicina o il fato, gli altri che non hanno questo problema), colpa (“non sono riuscit* ad evitar* questa sofferenza”), impotenza.
Queste sono reazioni comuni e normali.
Ognuno risponde ad esse in maniera personale in base a: le proprie capacità, le esperienze passate, la personalità, il tipo di legame che si ha con la persona in stato di bisogno, l’intensità della sofferenza, le strategie di coping (di fronteggiamento delle difficoltà).
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Che cosa può essere utile fare?
1 Prima di tutto, è bene ASCOLTARSI. Non si può aiutare qualcuno senza prima aver dialogato con se stessi. Cerca perciò di comprendere quali sono le tue emozioni e i tuoi pensieri in relazione a tale avvenimento. Prendi consapevolezza che, anche tu, hai un vissuto relativo alla sofferenza di chi conosci.
“Di che cosa ho paura?”, “Mi sento all’altezza?”, “Mi serve informarmi?”.
2 Ricordarsi che il proprio compito è AFFIANCARE e non sostituirsi all’altr*. Chiediti “che cosa posso fare concretamente?” e proponilo alla persona che vuoi aiutare. Ascolta ciò di cui lei/lui ha bisogno. Non fare di più, ciò che l’altr* riesce a fare da solo e ha voglia di fare è giusto che lo faccia.
3 AIUTARE nelle cose pratiche come accompagnarl* a fare la spesa, le terapie/visite, pulire la casa, rifare i letti, recuperare i figli a scuola, … La malattia o le cure possono debilitare emotivamente e fisicamente la persona.
4 NON DIMENTICARE LE EMOZIONI, tue e sue. Ogni rapporto e ogni esperienza sono fatti anche di emozioni, quindi non tralasciarle. Ricorda che esse possono arricchire o rendere più complesso ciò che si vive, per questo vanno comprese.
5 Imparare a “STARE”. A volte si rischia di avere il bisogno di farefarefare per vincere tutte le emozioni, in particolare quella di impotenza, che la malattia oncologica crea. Si “fa” per non “sentire”. Invece _fermarsi_ , a costo di percepire maggiormente la sofferenza, è spesso la modalità migliore. Così facendo, si riescono a cogliere ed accogliere i silenzi dell’altr* e a comprendere i suoi reali bisogni.
Magari la chiacchierata che secondo te è fondamentale fare per “distrarsi”, per lui/lei è solo un peso in più.
6 Coinvolgi la RETE SOCIALE. Nell’affiancare chi ha un tumore hai bisogno di non essere sol*. Ti possono essere di aiuto: i familiari e gli amici della persona con cancro ma anche i tuoi. Non dimenticare inoltre l’importante apporto che possono darti medici, psicologi e altre figure professionali che ruotano intorno a chi ha una patologia oncologica.
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Se ti trovi in difficoltà, non esitare a contattarmi. Fisseremo insieme un appuntamento.
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Psicologa Silvia Mimmotti