Oggi cerco di rispondere ad una domanda che spesso ricevo: “Posso parlare di morte ai bambini? Non saranno troppo piccoli?! Ho paura di traumatizzarli! E come potrei parlargliene?”.
Spoler: SI’, si può anzi…si dovrebbe.
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Perché è importante parlarne?
I bambini hanno il DIRITTO di essere messi nella condizione di capire ciò che accade, anche e soprattutto se ‘ciò che accade’ riguarda la morte.
Se si dà loro l’opportunità di capire, possono comprendere e affrontare ogni esperienza.
Ogni cosa va quindi spiegata con un linguaggio adeguato all’età e nei tempi ‘giusti’.
Non avere le giuste informazioni è come dare loro un puzzle senza alcuni pezzi.
Quando i bambini non hanno gli strumenti per capire quello che sentono (dentro e fuori loro stessi) o vedono, costruiscono spiegazioni personali che possono essere anche errate o peggiori della realtà [pensiero magico].
La letteratura ci dice che quando vengono date le giuste informazioni rispetto alla morte (o alla malattia), i livelli di ansia si abbassano e la vita familiare ritrova prima un suo equilibrio.
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Evitare il tema non significa proteggere
Malattia, morte e dolore sono esperienze della vita di ogni persona che non si possono evitare
(sarebbe bellissimo, ma non si può).
Quindi tenere i bambini “lontani” da vissuti e informazioni simili, non è possibile.
Possiamo però fornire loro gli strumenti per vivere meglio anche queste situazioni e le emozioni connesse.
Non proteggiamo i bambini se non parliamo di morte MA li proteggiamo se creiamo lo spazio giusto per parlarne.
Non sono troppo piccoli per capire SE non li lasciamo soli di fronte a vissuti che comunque li toccano.
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Quando iniziare a parlare di morte?
E’ bene iniziare sin da piccoli.
Meglio se “in tempi non sospetti” (ossia lontano dalle situazioni di urgenza in cui una persona cara sta molto male o è già deceduta).
Puoi partire facendo riferimento alle piccole situazioni della vita quotidiana che forniscono tante occasioni per parlare di morte. Ad esempio: pensa alle foglie che cadono in autunno o alla vicinissima festa di Halloween.
Sono tanti anche i libri o i film di animazione che trattano il tema.
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Le tappe dello sviluppo del concetto di morte
A 0-3 anni i bambini non hanno ancora una chiara idea della morte ma vivono intensamente la mancanza di una persona cara o il cambiamento di umore di chi, intorno a loro, sta vivendo il lutto.
Tra i 3 e i 5 anni i bambini provano il dolore della perdita ma lo vivono come qualcosa di passeggero, cioè si aspettano che la persona prima o poi ritorni.
Tra i 6 e gli 8 anni il concetto di morte diventa più realistico quindi i bambini hanno necessità di vivere e condividere azioni concrete e di essere coinvolti -se vogliono e se gli adulti intorno lo ritengono opportuno- nei rituali come il funerale, la sepoltura. In alternativa potrebbe essere utile coinvolgere i minori in azioni (scrivere una lettera, fare un disegno, portare un fiore) che permettano loro di creare un proprio rito per salutare la persona morta.
Tra gli 8 e gli 11 anni i bambini cominciano a comprendere che la morte è un fatto reale ed è definitiva.
Dai 12 anni gli adolescenti hanno un concetto di morte simile a quello degli adulti.
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Come parlare di morte?
Non avere fretta. Cerca di capire i tempi più adatti per intavolare questo tema (il bambino/a non deve essere stanco, arrabbiato, distratto, ecc).
Considera che, come per l’adulto, ogni lutto è differente e ogni bambino agisce reagisce ed elabora la perdita in maniera personale, spesso con emozioni e comportamenti non sempre uguali a quelli delle ‘persone grandi’.
Non è necessario dire tutto e subito, la cosa importante è che ciò che si racconta sia vero e spiegato in maniera concreta (lascia perdere frasi come: “E’ salito/a in cielo”, “Sta facendo un lungo viaggio”, “E’ partito/a”, “Sta in un posto migliore”).
Torna sull’argomento in occasioni diverse e fai domande per capire che cosa e come sta elaborando.
Prendi il tempo per accogliere e rispondere alle sue domande.
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Ti suggerisco un libro
Un libro senza ‘peli sulla lingua’, accurato e divertente che in 38 domande e risposte, invita a una sana e necessaria riflessione sul tema della morte.
Nasce da un progetto internazionale con il quale Wonder Ponder ha raccolto le domande sulla morte pervenute da bambini/ragazzi (tra i 5 e i 15 anni) di diversi Paesi del mondo. A queste le autrici, una biologa e una psicologa, e l’illustratore hanno cercato di rispondere.
E’ una vera e propria ‘perla’ per genitori, insegnanti e professionisti.
Io lo utilizzo molto con le piccole vite che si affacciano nel mio studio e, soprattutto, con gli adulti che fanno fatica a trattare l’argomento con i minori.
NB: Prendi del tempo per leggere tu il libro in modo da conoscere com’è strutturato e capire come proporlo al/la bambino/a.
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Psicologa Silvia Mimmotti