I bambini fanno parte della famiglia e hanno bisogno e diritto di sapere che cosa sta succedendo ad un loro caro, anche se la persona in questione ha un tumore.
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Perché parlare di malattia e morte
Non posso evitarti esperienze dolorose ma posso evitare che tu ti senta smarrito e ti senta travolto da esse.
Facendoli sentire parte della famiglia, anche di fronte alle situazioni più complesse come la malattia o la morte di un parente/conoscente, si aiutano i bambini perché:
-si dà la possibilità di confrontarsi con la verità (realtà)
-gli si forniscono maggiori competenze rispetto al concetto di malattia o morte
-si permette di affrontare con maggiore serenità le difficoltà che incontrano
-si diminuisce il loro senso di solitudine, colpa e di smarrimento (che emergono quando non si conosce “che cosa si sta vivendo”)
-si offre la libertà di chiedere, esternare (pensieri, domande ed emozioni) e agire.
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Guidiamo la loro fantasia
I bambini hanno molte più risorse di quante possiamo pensare e hanno i sensi, come ogni adulto, con i quali captare quanto succede intorno a loro.
L’unica cosa meno sviluppata (o meglio, adeguata alla loro età ma non capace ancora dei ragionamenti di cui è capace l’adulto) è la mente.
Hanno però tanta fantasia che, se ben utilizzata, può essere una grande risorsa. Per rivelarsi tale però, i bambini devono essere opportunamente informati altrimenti possono utilizzarla per creare immaginari ancora più paurosi della realtà stessa.
Non venendo messi al corrente, ad esempio, che in quel periodo i genitori possono essere preoccupati e tristi per delle visite, i bambini potrebbero pensare di essere loro la causa del malessere di mamma e papà.
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L’illusione della protezione
Spesso, con l’idea di proteggerli, si preferisce evitare di dare loro certe informazioni.
Ma, sciogliendo alcuni “pensieri comuni” rispetto ai bambini, vorrei ricordare che: non sono troppo piccoli “per certi argomenti” perché, se vengono messi nella condizione di farlo, possono comprendere tutto. Se accompagnati nel migliore dei modi, ossia rispettando la loro capacità di comprensione, la loro emotività e soprattutto la loro età, non vengono “segnati per sempre dalle notizie brutte”.
Questo perché alcune tematiche hanno una valenza negativa solo dal momento che noi adulti tendiamo a dargliela. Per i bambini i concetti di morte e di malattia (come quella del cancro), non hanno significati negativi. Imparano ad abbinare ad essi dei vissuti difficili solo dopo essere stati esposti e aver appreso le modalità di reazione degli adulti.
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Come parlarne
Prendetevi del tempo per parlare, in tranquillità, con i bambini e ascoltarli. Non arrivate all’ultimo momento, non fatelo troppo velocemente, evitate di tirar fuori l’argomento se capite che il bambino è stanco.
Ascoltate anche le vostre emozioni e il vostro corpo, se vi sentite investiti dalle emozioni difficili o dal dolore, rimandate la conversazione.
Insomma, dedicate del tempo per creare il momento giusto per il dialogo.
E’ importante dare informazioni adeguate (all’età del bambino), corrispondenti alla realtà e chiare. Evitare i dettagli rispetto alla malattia, i tecnicismi, le responsabilizzazioni eccessive e il sarcasmo.
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Che cosa dire
E’ utile nominare la malattia: al bambino serve conoscerla per “sapere con che cosa si deve confrontare”. Inoltre, ricordiamoci che “cancro/tumore” è il nome corretto della malattia oncologica. Come dicevo sopra, il significato “negativo” che diamo a tale parola è tipico di noi adulti. Per il bambino è un nome come un altro.
Spiegare le conseguenze o i cambiamenti che potrebbero esserci nella quotidianità del bambino, riduce i suoi possibili vissuti di impotenza, paura e smarrimento. Ad esempio, “Zio non potrà accompagnarti tutti i giorni a scuola come faceva prima perché dovrà andare in ospedale”.
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Ricordatevi che
Ogni bambino ha i suoi tempi e il suo ‘carattere’. In alcune occasioni sarà importante tornare sull’argomento per capire che cosa ha compreso e se ha bisogno di altre informazioni, di fare domande e di esprimere le sue emozioni.
Potete farvi aiutare da materiale vario per parlare di tumore: recupera libri, film e disegni.
Se la persona cara è ricoverata o sta particolarmente male, date al bambino la possibilità di scegliere se vedere/sentire quella persona.
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Importante
Le informazioni che ho dato qui sono generali, ogni situazione va valutata perché ci possono essere aspetti particolari da tenere in considerazione. Ad esempio, le modalità e i tempi di comunicazione potrebbero cambiare in base: all’età del bambino, la presenza di altre problematiche (disturbi cognitivi o emotivi), il legame con la persona malata, la gravità e la prognosi della malattia, …
Se sentite il bisogno di avere ulteriori indicazioni, non esitare a confrontarti con un professionista del settore.
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Psicologa Silvia Mimmotti