CHE COS’E’ L’ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa progressiva.
È la causa più comune di demenza nella popolazione anziana dei Paesi sviluppati: attualmente si stima ne sia colpita circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni e circa il 20% degli ultra-85enni. Molti anche i casi ad esordio precoce (intorno ai 50 anni).
Questa malattia distrugge le cellule del cervello, causando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive (memoria, ragionamento e linguaggio), fino a compromettere l’autonomia e la capacità di compiere le normali attività giornaliere.
[fonte: https://www.humanitas.it/malattie/alzheimer ]
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COME INTERVENIRE
Con la prevenzione.
Tra gli studi più recenti, cito quanto riportato dalla Karolinska University Hospital di Stoccolma che riassume anche i risultati ottenuti da altre ricerche in merito.
1) Facendo attività fisica: esercizi sia di forza che di resistenza, meglio se fatti in compagnia per socializzare (camminate, ginnastica aerobica in acqua, palestra, …).
2) Controllandosi periodicamente. Attenzione alla pressione arteriosa, al peso, alla glicemia e al colesterolo.
3) Allenando memoria ed attenzione. Ci possono essere di aiuto: le parole crociate, i libri, dedicarci ad hobbies e attività, imparare una nuova lingua o a suonare uno strumento musicale. E’ importante variare le attività ed affrontare sempre sfide nuove.
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STILL ALICE
« Buongiorno, è un onore essere qui oggi. La poetessa Elizabeth Bishop una volta ha scritto: “l’arte di perdere non è difficile da imparare; così tante cose sembrano pervase dall’intenzione di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro”. Non sono una poetessa, sono una persona che convive con l’esordio precoce dell’Alzheimer e, in quanto tale, mi trovo ad apprendere l’arte di perdere ogni giorno. Perdo l’orientamento, perdo degli oggetti, perdo il sonno, ma soprattutto perdo i ricordi.
In tutta la vita ho accumulato una massa di ricordi che sono diventati, in un certo senso, più preziosi tra tutti i miei averi. La sera in cui ho conosciuto mio marito, la prima volta in cui ho tenuto tra le mani un libro, la nascita dei miei figli, le amicizie che ho fatto, i viaggi per il mondo. Tutto quello che ho accumulato nella vita, tutto quello per cui ho lavorato con tanto impegno ora inesorabilmente mi viene strappato via.
Come potete immaginare o anche come sapete, questo è atroce, ma c’è ancora di peggio.
Chi ci può più prendere sul serio quando siamo così distanti da quello che eravamo? Il nostro strano comportamento e il nostro parlare incespicante cambia la percezione che gli altri hanno di noi e la nostra percezione di noi stessi. Noi diventiamo ridicoli, incapaci, comici ma non è questo che noi siamo, questa è la nostra malattia e, come qualunque malattia, ha una causa, ha un suo progredire e potrebbe avere una cura.
Il mio più grande desiderio è che i miei figli, i nostri figli, la prossima generazione non debba affrontare quello che io sto affrontando, ma tornando all’oggi sono ANCORA VIVA, so di essere viva, ho delle persone che amo profondamente, ho delle cose che voglio fare nella vita, me la prendo con me stessa perché non riesco a ricordarmi le cose, ma ho ancora dei momenti nella giornata di pura allegria, di gioia e, vi prego, non pensiate che io stia solo soffrendo; seppure sto soffrendo io mi sto battendo, sto lottando per restare parte della realtà, per restare in contatto con quella che ero una volta, così “vivi il momento” è quello che mi dico, è davvero tutto quello che posso fare: VIVERE IL MOMENTO e non massacrarmi più del necessario per imparare l’arte del perdere. »
[tratto dal film “Still Alice”, 2014]
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Dott.ssa Silvia Mimmotti, Psicologa