LA NARRAZIONE COME CURA
La narrazione non è solo un modo per RACCONTARE di noi all’altro ma anche un metodo per COMPRENDERSI e RIDEFINIRE la propria identità.
Nel corso del tempo si è compresa la necessità di abbracciare una medicina personalizzata e individualizzata che andasse incontro alle esigenze e alla singolarità di ognuno, piuttosto che basarsi solamente sui protocolli ‘uguali per tutti i tipi di pazienti’ tipici della medicina classica. La scienza medica si è piegata al fatto che ognuno di noi è differente e che, pertanto, ogni intervento deve essere costruito sul singolo. Non basta definire il profilo organico e limitarsi a raccogliere i sintomi per comprendere e curare fino in fondo.
La medicina narrativa è lo strumento essenziale che, nella pratica medica quotidiana, dovrebbe essere sempre usato. La medicina narrativa permette una costruzione condivisa, tra professionista e persona che gli si rivolge, di un percorso di cura rendendo così il paziente attivo. Essa si INTEGRA con la medicine based (medicina classica), la COMPLETA e la rende più EFFICACE.
Nasce negli Stati Uniti grazie agli psichiatri e antropologi Kleinman e Good.
La narrazione è una tecnica che sta prendendo -per fortuna- sempre più campo.
IN AMBITO ONCOLOGICO, in particolare, è un ottimo strumento: sia per chi ha il cancro, sia per i suoi familiari che per il personale sanitario.
Teniamo in considerazione che la malattia oncologica è una “rottura biografica” nella narrazione personale di chiunque si trovi a vivere tale battaglia, in modo più o meno diretto. Questa rottura porta alla necessità di narrarsi per ritrovare la propria trama narrativa.
Per chi combatte il cancro, è un fondamentale elemento di comprensione e cura. Tale tecnica permette: di prendere le “distanze” da alcuni eventi ed emozioni arrivando così ad elaborarli più attentamente; trattandoli, si supera il problema di “evitare” di affrontare certe difficoltà, si arginano entro un determinato spazio che permette di gestirli; favorisce una nuova organizzazione dei pensieri e dei vissuti; passa informazioni, esamina le varie possibilità e riconsidera i valori del soggetto. Inoltre rende consapevoli delle reazioni emotive e cognitive che seguono la diagnosi tumorale arrivando così ad una comprensione maggiore di se stessi e di quanto si è vissuto; favorisce la revisione di certi eventi significativi della vita passata e consente di stimare le proprie strategie di coping. Grazie ad essa, chi ha un cancro, prende in mano le redini della sua vita e torna a gestire le difficoltà da unico e vero protagonista (coping attivo).
La narrazione porta ad una ricodifica di ricordi e sensazioni in forma di racconto, racchiudendoli in una “cornice”. Può essere doloroso, in un primo momento ma, con il passare del tempo, questo favorisce il BENESSERE MENTALE. Dando forma narrativa ai ricordi, li si elabora e si ha una ristrutturazione, anche visiva, dell’evento traumatico.
Nel caso in cui i pazienti siano dei bambini, le forme della narrazione a cui si ricorre sono: il disegno, il gioco e il racconto di storie.
Anche nei confronti del personale sanitario, come per il paziente ed il caregiver, è possibile utilizzare con efficacia la tecnica della narrazione: essa può servire a capire e gestire meglio alcune esperienze vissute sul lavoro, le emozioni ed i rapporti con i colleghi come con i pazienti e i loro parenti. Vivere meglio il proprio ruolo all’interno dell’ospedale, permette di acquisire lentamente una maggiore capacità di comprendere sé e l’altro, di avere una comunicazione migliore e di evitare lo stress.